I finti tagli dei presidenti delle Camere

Il trucco dei presidenti delle Camere: dicono di rinunciare al 30% dello stipendio, ma in realtà sarebbero appena 1.500 euro lordi

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con i neo presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con i neo presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso

Roma - Il cosiddetto «popolo della Rete», che abbocca a tutto, ha già fatto il monumento equestre a Boldrini e Grasso perché «si riducono lo stipendio del 30%». Sì, il 30% ma di cosa? Quale parte del ricco pacchetto (stipendio, rimborsi, diarie, benefit, appartamenti, spesa fatta dai commessi) da presidenti di Camera e Senato? Cioè alla fine, di preciso, a quanto rinunciano? Un conto è il compenso, un conto è l'indennità, cioè la parte che corrisponde allo stipendio reale, al netto di tutto il resto. Non è ancora chiaro a cosa si applichi la sbandierata riduzione del 30%, perché se riguarda l'indennità si tratterebbe della rinuncia a 1.500 euro circa sui 5mila di indennità, a cui però poi si aggiunge più del doppio. Sarebbero dunque briciole, più che una ventata francescana anche ai Palazzi italiani dopo quelli vaticani.

Anche perché i due presidenti di Camera e Senato sono remunerati ancora meglio dei parlamentari normali. A chiedere chiarimenti è lo stesso Beppe Grillo, elettore (coi suoi 163 parlamentari) sia della Boldrini che di Grasso, sui cui il gruppo si è spaccato in due. «Si riducono stipendio del 30%, bene, ma si tratta di quello da parlamentare o dell'indennità aggiuntiva per i presidenti di Camera e Senato? Non è spiegato, ma è un dettaglio importante che i cittadini devono conoscere. Una proposta c'è già ed è molto semplice: 5mila euro lordi mensili invece di 11.283 euro lordi, rinuncia all'assegno di solidarietà e obbligo di giustificare, rendicontare e pubblicare ogni spesa rimborsata. Se Boldrini e Grasso proponessero questa misura il risparmio annuale sarebbe di circa 70 milioni».

Il comico parla del compenso totale dei parlamentari (11.283 euro), ma quello che spetta, ex lege, a Grasso e Boldrini è superiore. Se prendiamo i loro predecessori come parametro, troviamo uno stipendio netto mensile, tra indennità di funzione, indennità di carica e rimborsi forfettari (esentasse), di oltre 15mila euro al mese. Perché al compenso base si aggiungono 4.223,83 euro di indennità d'ufficio e un ulteriore rimborso spese telefonico di 154,94 euro. Il presidente del Senato, poi, ha diritto ad una residenza lussuosa nel cinquecentesco Palazzo Giustiniani a Roma, ma pare che Grasso sia intenzionato a risiedere a casa propria. Grasso poi, ex procuratore nazionale Antimafia e magistrato di Cassazione, ha maturato i requisiti per la pensione da ex toga, che nel suo caso (anzianità di servizio e metodo retributivo) equivale alla quasi totalità dei 14mila euro di stipendio, attorno agli 11mila euro. Che quindi si aggiungono all'emolumento da presidente del Senato, compensando largamente la rinuncia al 30% (non si sa ancora di cosa).

La cinquantenne Laura Boldrini, nuova presidente della Camera, non è in età da pensione (anche se all'Onu valgono regole molto particolari e il vitalizio si matura con precocità). Nel comunicato congiunto fatto con Grasso si legge che, oltre al famoso 30% di taglio, ci saranno risparmi anche «in tema di indennità di ufficio e di altre attribuzioni attualmente previste, alcune delle quali potrebbero essere del tutto soppresse, quali ad esempio i fondi per spese di rappresentanza». E poi «una riduzione, a partire dal trenta per cento con l'obiettivo di arrivare al cinquanta, sarà applicata alle dotazioni delle segreterie particolari degli stessi titolari delle cariche istituzionali», a partire dai due presidenti. Chi farà, ad esempio, le foto ufficiali alla Boldrini (che ha subito iniziato assumendo portavoce e staff tra gli amici di partito)? Nel primo trimestre 2012 il «Cerimoniale» della Camera (che si occupa soprattutto della presidenza) ha speso 180mila euro in foto. Ma ce ne sono parecchi di privilegi che la Boldrini si ritrova suo malgrado.

Un «plafond illimitato» relativamente al «Fondo spese di rappresentanza», l'autovettura di servizio, la franchigia postale e la dotazione di «apparati telefonici mobili» ad libitum. E poi lo staff a disposizione: un capo della segreteria, un portavoce, due addetti di V o IV livello, più nove addetti. Totale: 13 dipendenti. Basterà il taglio del 30%?

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