I giudici coprono Grillo: secretata la sua condanna

La Corte d'Appello di Torino respinge la domanda di accesso agli atti della sentenza per omicidio colposo: si invade la privacy. E il leader M5S esalta i pm: "Sono con noi"

I giudici coprono Grillo: secretata la sua condanna

«La Corte d'Appello con ordinanza del 23/05/2014, respinge la richiesta dell'istanza inviata». Il diritto alla privacy di Beppe Grillo, benché sia un soggetto pubblico e anzi di più, il leader di un movimento politico nazionale, vale più del diritto di cronaca, quello di avere accesso alla sentenza che nel lontano 1985 a Torino lo condannò a 14 mesi per omicidio colposo plurimo. Una sentenza rievocata negli ultimi giorni infuocati della campagna elettorale, ma a cui si è fatto riferimento senza conoscerne i contenuti. Ma che rimarrà chiusa nei faldoni della cancelleria, perché la Corte d'Appello di Torino ritiene non ci sia un interesse pubblico rilevante in quella vicenda riguardante il leader M5S, e dunque respinge l'istanza di accesso agli atti. Così le voci, o le supposizioni (o le illazioni), sulla dinamica precisa di quella tragedia (Grillo perse il controllo della jeep su una strada ghiacciata di montagna, l'auto cadde in un burrone e i tre passeggeri persero la vita, mentre Grillo fece in tempo ad aprire la portiera e salvarsi), sulle responsabilità di Grillo per essersi avventurato in una stradina chiusa perché pericolosa, e nell'aver pure sfidato anche la parte ghiacciata sicuro di non correre pericoli (si difenderà dicendo di non averla vista, mentre le perizie dimostrarono che non poteva non averla vista), come pure le testimonianze rese in quel processo e finite nella sentenza di 10 pagine, resteranno tali. Quando di mezzo c'è un personaggio politico, e dunque c'è l'interesse pubblico, di solito gli archivi delle Procure e dei Tribunali si spalancano (a volte sono gli stessi magistrati a passare le carte ai cronisti amici), perché il diritto dei cittadini ad essere informati su un personaggio pubblico e politico supera il diritto alla sua privacy. Nel caso di Grillo no, gli archivi si chiudono.

L'unica sentenza accessibile è di tre anni successiva, della Cassazione, che respinse il ricorso di Grillo contro la condanna. E lì si legge: «La Corte ha individuato la colpa del Grillo nell'aver proseguito la marcia, malgrado l'avvistamento della zona ghiacciata (...) larga 30 metri e avvistabile 4 o 5 metri prima. Mentre avrebbe avuto tutto lo spazio per arrestare la marcia, scendere, controllare, retrocedere o quantomeno proseguire da solo». Invece proseguì con a bordo i due amici e il loro figlio di 7 anni, tutti morti, mentre Grillo abbandonava l'auto che scivola verso il burrone. Una tragedia spaventosa per cui la Cassazione confermava la condanna a un anno e due mesi, sospesa con la condizionale.

Pur da «pregiudicato» (come gli ha ricordato più volte Renzi, da lui accusato di dialogare con Berlusconi), Grillo vuole fare del M5S il partito dei pm, sfilando la toga al Pd, partito tradizionalmente alleato con le Procure. Grillo si è intestato l'inchiesta Expo, dicendo che la magistratura milanese «ha agito dopo che siamo andati a fare un sopralluogo sui terreni dell'Expo, perchè la magistratura si sente spalleggiata da noi». Anche sul palco in piazza Duomo a Milano Grillo ha lanciato messaggi alla magistratura, dicendo che il M5S fa il tifo per loro e che i pm sanno di avere «dieci milioni di elettori» dalla loro parte. Toni molto diversi dal passato, quando Grillo elogiava la Forleo, pm «vittima» del Csm, o anche solo da poco tempo fa, quando Grillo è stato indagato dalla Procura di Torino per l'inchiesta sui No Tav ed è partito all'attacco: «Questa magistratura fa paura! Io che sono un comico ho più di ottanta processi!».

Intanto la galoppata elettorale di Grillo si chiude a Roma, in una piazza San Giovanni gremita. «Mi hanno dato la targa del delinquente ma io sono una persona per bene e non avrò mai alcuna carica istituzionale. E quel che dico lo mantengo» urla Grillo, che nei giorni scorsi ha dovuto smentire Casaleggio che aveva candidato lui e se stesso a ministri. «Hanno paura di un processino on line...

Ma è un gioco, avremo pure diritto a uno “sputo digitale”». Così innocente che persino «Papa Francesco si è iscritto al blog» di Grillo. Poi il cazzotto a Renzi: «Mi rivolgo a suo padre, se lo riporti a casa. Vedrete come si stupiranno il 26 maggio».

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