Roma - Persino il negozio di calzature adiacente al portone d'ingresso della nuova sede di Forza Italia, in piazza San Lorenzo in Lucina, saluta il battesimo del partito: nella vetrina di «Car Shoe», tre paia scamosciate identiche una accanto all'altra. Una verde, una bianca, una rossa. Tricolori dappertutto: ci sono le immagini delle vecchie manifestazioni di Fi trasmesse in loop dal mega-mini schermo allestito in piazza; ci sono le bandiere sventolate dai militanti che attendono ore solo per poter «dare un saluto a Silvio e dirgli di non mollare»; ci sono le spillette che tornano sulle giacche dei parlamentari, Galan per esempio, che azzarda: «Se fossimo andati alle elezioni con questo simbolo avremmo stravinto»; c'è la bandiera italiana agitata da una raggiante Mussolini che se la mette in testa a mo' di velo da suora; ci sono i palloncini liberati in volo come buon auspicio per le prossime battaglie. Il battesimo di Forza Italia coincide con il funerale del Popolo della libertà anche musicalmente parlando. Sparito il jingle «Meno male che Silvio c'è», torna prepotentemente il vecchio inno: «E Forza Italiaaa, per essere liberiii...». Lo stereo manda alla nausea il canto storico dei berlusconiani con tanto di karaoke.
Ressa di cronisti, telecamere schierate, tanti curiosi e frotte di militanti di tutte le età. I parlamentari arrivano alla spicciolata ma il più atteso è Berlusconi. Pochi minuti dopo le 17 arriva ma dribbla la folla in sua attesa sotto il portone. Farà solo un saluto al suo popolo per non lasciarlo completamente a bocca asciutta. Poi, su al primo piano per visitare i 3mila e rotti metri quadrati che saranno il quartier generale del movimento. Militanti e giornalisti possono soltanto vedere le immagini trasmesse in diretta sullo schermo allestito proprio fuori dalla chiesa. Berlusconi è accolto da un applauso scrosciante e, inevitabile, per prima cosa c'è il taglio del nastro. La foto ricordo dà la misura del nuovo assetto organizzativo del movimento: accanto al Cavaliere, in posa, ci sono Maurizio Lupi, Sandro Bondi, Renato Brunetta, Angelino Alfano, Daniela Santanchè, Renato Schifani, Rocco Crimi e Denis Verdini. È proprio Verdini a fare da padrone di casa e da Cicerone: accompagna l'ex premier attraverso le sale e gli uffici. Accanto ai due immensi saloni centrali - uno per le riunioni e l'altro per le conferenze stampa - un susseguirsi di corridoi e uffici, già ribattezzati «gallerie del vento» per via della temperatura troppo bassa. Per Berlusconi è uno stop ad ogni metro: abbracci e strette di mano per gli uomini; bacio e baciamano per le signore. Tanti, forse tutti i parlamentari azzurri. C'è pure qualche ex come Melania Rizzoli o Osvaldo Napoli. Tutti a bordo per il varo della nave Forza Italia nei cui corridoi campeggiano le gigantografie del capo. Immortalati tutti gli incontri con i grandi della terra e i momenti clou del suo lungo premierato. Il Cavaliere indugia su un paio di pannelli, tra cui quello che lo ritrae nel suo storico discorso al Congresso Usa, il 1° marzo del 2006.
Poi Berlusconi fa l'ingresso nel salone del lampadario, vera pancia della luccicante sede, per un discorso rivolto al futuro con un pizzico di nostalgia del passato: «Dobbiamo far rinascere i club delle libertà», dà la linea il Cavaliere. In piazza l'audio va e viene e qualche militante ne approfitta per battibeccare con chi berlusconiano non è: «Parla, parla pure - una signora è la più agguerrita nei confronti di un ragazzo per spara su Berlusconi - Tanto le tue tesi le conosco a memoria visto che in tv si sente solo quello che dici tu...».
Di sopra, Berlusconi prende invece possesso del suo studio accompagnato da Verdini, Santanchè, Lupi, Fitto e Alfano: sala immensa con tanto di colonne e vetrate che danno sul cortile. È contento, il Cavaliere.
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