I tecnici sbugiardano Renzi: gli 80 euro senza coperture

Il Servizio bilancio del Senato non crede al premier: la lotta all'evasione non basterà a recuperare le risorse necessarie per il bonus

I tecnici sbugiardano Renzi: gli 80 euro senza coperture

Roma - Mancate entrate sottostimate e coperture sovrastimate. Poi, costituzionalità a rischio. Se fosse un esame universitario, gli studenti Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan se ne tornerebbero con il libretto in bianco, nell'esame più importante dell'anno accademico. Il decreto sul bonus da 80 euro non è piaciuto per niente ai tecnici del Servizio bilancio del Senato. Dubbi su tutte le coperture della misura da 6,7 miliardi. Alcune rischiano di saltare, sotto il fuoco dei ricorsi. Ad esempio l'aumento della tassazione sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia detenute dalle banche. Il governo le ha aumentate dal 12 al 26%. Una misura una tantum con la quale conta di coprire 2,2 miliardi del bonus Irpef. Per i tecnici di Palazzo Madama, «repentini mutamenti del quadro normativo» potrebbero, «non garantire quell'esigenza di anticipata conoscenza da parte del contribuente del carico fiscale posto sulle proprie attività economiche, con conseguente possibile violazione di precetti costituzionali (articoli 41, 53, 97 della Costituzione)». Come dire, non si cambiano le regole in corsa quando le banche hanno già fatto i bilanci.

Sempre in ambito finanziario, i tecnici di Palazzo Madama sospettano che l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% scoraggi gli investitori o, quantomeno, che li invogli a cambiare strategia e indirizzarsi verso forme di investimento non colpite dall'aliquota rivista. Si chiama «effetto di sostituzione». Il rischio è una diminuzione degli investimenti causata proprio dall'aumento dell'imposta, che provocherebbe un calo del gettito previsto, di tre miliardi di euro.
Tecnico, ma «più che verosimile» il rischio che il previsto aumento gettito Iva per il pagamento di una nuova tranche di debiti della pubblica amministrazione vada a buon fine. Non è detto che ci sia un automatismo tra il saldo della fattura dei creditori dello Stato e l'incasso dell'Iva. Gli stessi fornitori della pubblica amministrazione potrebbero usare parte dei pagamenti ricevuti saldare i loro debiti, così l'Iva che devono allo Stato, rischia di ridursi o addirittura di azzerarsi. Peraltro, ha osservato ieri il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, «a supporto di quanto detto, il Servizio studi del Senato evidenzia che dai pagamenti effettuati nel corso dell'anno 2013 è stato realizzato solo il 58,3% del gettito Iva originariamente previsto. Circostanza che quest'anno potrebbe ripetersi». Altri milioni che verrebbero meno, facendo traballare il bonus da 80 euro.

Ma c'è anche un problema di misure che potrebbero comportare uscite più consistenti di quelle previste. Ad esempio il taglio dell'Irap. Le minori entrate dal taglio dell'imposta regionale sono state sottostimate. Il minor gettito potrebbe essere maggiore rispetto ai due miliardi previsti. A rischio anche i due miliardi previsti dalla lotta all'evasione nel 2015. In generale, a leggere le osservazioni del Servizio bilancio del Senato, l'impressione è che la manovra messa in atto da Renzi sia del tutto simile a quelle dei governi che lo hanno preceduto: si mettono nuove tasse per finanziare misure di spesa. Lo stesso bonus da 80 euro, come era stato fatto notare nei giorni scorsi da economisti «gufi», potrebbero non essere contabilizzati come minore tassazione, ma come una misura di spesa vera e propria. Le famose tax expenditures che si vogliono limitare e tagliare.

Poi, il saldo delle coperture tra nuove tasse e tagli alla spesa, decisamente a favore delle prime. Le risorse per finanziare il decreto legge Irpef, nel 2014, arrivano in misura maggiore della entrate tributarie (4,5 miliardi), mentre attraverso i tagli vengono reperiti 3,1 miliardi.

Negli anni successivi le entrate extra ammontano a 3,3 e 4,4 miliardi, mentre i tagli sono pari a 3,4 e 3,2 miliardi.
C'è n'è abbastanza per fare dire al centrodestra che i «gufi» non avevano torto. «Le coperture millantate da Renzi non ci sono - ha commentato Brunetta - e la manovra correttiva è sempre più vicina».

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