«Il ministro Cancellieri non aveva commesso alcun reato ma per il Pd doveva essere sbattuta fuori per un profilo etico, ergo Faraone...» dice il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, eletto proprio col Pd. Ce l'ha con Renzi («Qui in Sicilia non ha rottamato nulla») e il suo team, che aveva chiesto le dimissioni della ministra non indagata, per bon ton istituzionale, e ora è alle prese con l'indagine per peculato in Regione Sicilia che coinvolge 83 consiglieri regionali ed ex (oltre a dipendenti dei gruppi) tra cui il deputato renziano Davide Faraone, responsabile Welfare Pd. «Sono indagato per un importo di 3.300 euro e posso dimostrare che si tratta di soldi spesi per attività politica - si difende il deputato - In ogni caso se mi accorgessi che la mia vicenda è di ostacolo o danneggi il Pd non esiterei a fare un passo indietro. Usare soldi pubblici per fini personali è un fatto grave da perseguire». Renzi, con cui Faraone ha parlato a margine della riunione mattutina, finora non si pronuncia e tiene un profilo basso, ma è chiaro che la vicenda infastidisce, proprio nel momento in cui il segretario Pd preme per le dimissioni della De Girolamo, dopo aver chiesto quelle della Cancellieri, e osserva con attenzione l'evoluzione del caso kazako che riguarda il vicepremier Alfano, alleato poco gradito al sindaco di Firenze. Proprio il leader di Ncd si è affrettato a dare solidarietà al renziano Faraone, ma con un po' di veleno: «Noi siamo garantisti con Faraone che è come se fosse un ministro del governo ombra di Matteo Renzi, questo è il nostro stile». Come dire: tu Renzi chiedi le dimissioni della nostra ministra De Girolamo non indagata, e noi invece non infieriamo sul tuo «ministro» Faraone che invece è indagato.
A sparare fucilate sul renziano sono invece i grillini. Il deputato dei M5S Riccardo Nuti, anche lui palermitano, ricorda quando Striscia la notizia raccontò di una cooperativa che prometteva lavoro in cambio di voti per Faraone, e lui twitta: «Nuti, pensa ai vostri di portaborse in Sicilia, parenti e trombati e pensa alle firme per candidatura a sindaco». Un «killeraggio mediatico contro Faraone» dice invece un altro indagato, l'ex capogruppo dei consiglieri Pd siciliani, Antonello Cracolici, a cui i pm hanno recapitato un invito a comparire. Restano da spiegare però le spese di Faraone contestate dalla Gdf e ritenute «illegittime» dalla Procura di Palermo che lo ha messo tra gli indagati dell'Ars per peculato sui fondi dei gruppi regionali. Il renziano annuncia che darà tutte le spiegazioni e le pezze d'appoggio per giustificare quei 3.380 euro di spese, ma non specifica e finché non lo fa resta il mistero. La Procura parla di «spese indebitamente sostenute attraverso l'utilizzo di fondi attinti dal contributo unificato del gruppo, inerenti ad iniziative politiche», un giustificativo generico non supportato da scontrini o ricevute che confermino la natura politica di quelle spese. Catalogabili, dunque, come spese non giustificate, personali. Non c'è in realtà solo quella somma, Faraone è anche accusato di avere «richiesto e ottenuto dal gruppo Pd, il pagamento di spese a egli riconducibili, attraverso indebiti anticipi sul contributo portaborse a lui spettante, per complessivi 2.149,10 euro», e di avere «richiesto ed ottenuto dal gruppo Pd, il pagamento di spese personali, attraverso indebiti anticipi sul contributo cosiddetto portaborse a lui spettante, per complessivi 500 euro». I fondi del gruppo Pd usati come bancomat, senza bisogno di giustificativi: di qui l'accusa di peculato. Le carte della Procura raccontano le spese del Pd in regione. Se altri gruppi compravano Audi A6, cravatte Hermès, abbonamenti a Diabolik, il Pd spendeva 49.931 euro per «brindisi inaugurali, cestini natalizi, strenne pasquali», poi regali di nozze per 5.990 euro, altri 4.700 euro per una cena a Palermo, 8.076 euro in cialde di caffè, 13.675 euro in necrologi e 20.816 euro in sms. Il giornale locale online LiveSicilia ha preparato un dossier, «Casta con le sarde», con cifre, nomi e beni di conforto acquistati coi soldi pubblici. «Solo spese politiche» dicono tutti, compreso Faraone. Che, da renziano, ha la fortuna di non avere nessun renziano che gli chieda un suo passo indietro.
di Paolo Bracalini
La somma contestata dalla Procura di Palermo al responsabile Welfare del Pd Davide Faraone
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