"Non facciamo nessun patto, ma voglio dire una cosa che va nelle diverse direzioni. Oltre alla politica, c’è la matematica della legge elettorale. Chi non sostiene il Pd, in particolare al Senato e in alcune regioni, fa un regalo a Berlusconi". Quella di Pier Luigi Bersani suona come una smentita che non smentisce.
All'indomani del giallo sul patto di desistenza chiesto da Dario Franceschini (che ha poi smentito) alla lista di Rivoluzione Civile di Ingroia, la cosa certa è che se di patto non si può parlare, si deve invece parlare di paura da parte del Pd. Paura di perdere consensi. Paura di perdere nelle Regioni chiave (Campania, Lombardia e Sicilia). Paura dell'ingovernabilità.
Ecco perché il segretario democratico non ha esitato a lanciare, in tandem con l'alleato Nichi Vendola, la campagna del voto utile. Ossia: qualsiasi voto dato a una formazione politica che non sia il Pd è un voto inutile che rischia di favorire l'alleanza Pdl-Lega.
"Il Pd e i progressisti reggono la sfida alla destra, a Berlusconi e alla Lega e questo è l'oggetto della campagna elettorale. C'è bisogno di una riflessione e ciascuno deve prendersi le sue responsabilità. Qualcun altro può dire che da solo batte Berlusconi? Solo noi", tuona il segretario democratico in palese riferimento al magistrato Ingroia.
Insomma, l'invito malcelato è quello di farsi da parte. Di convergere, non se ne parla. Forse si profilerà una collaborazione futura e postelettorale, ma per adesso il comando che arriva da largo del Nazareno sembra chiaro: non ostacolare la corsa (peraltro già azzoppata dalla risalita del Cavaliere) al governo.
Comandamento suffragato dalle dichiarazioni del capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini: "Vedremo cosa deciderà la lista Ingroia nei prossimi giorni, spero che sia un atto di responsabilità da parte loro. Quel movimento è su posizioni troppo lontane da noi per costruire qualsiasi accordo politico. Però nasce contro Berlusconi e non vorrei che l'effetto rovesciato fosse rendere il Senato ingovernabile e rimettere Berlusconi in partita".
Al momento, gli appartenenti alla Rivoluzione Civile non ne vogliono sapere di farsi da parte. Sia perché in regioni come la Campania e la Sicilia, la partecipazione rispettivamente di De Magistris e di Orlando garantisce un buon risultato elettorale. Sia perché avendo il coltello dalla parte del manico possono dettare le condizioni. O almeno possono provarci.
La dimostrazione è contenuta nelle dichiarazioni di Antonio Di Pietro che mette sul piatto il premio più ambito: un'alleanza di governo. "La desistenza l'ha fatta Ponzio Pilato. Noi non possiamo limitarci a fare gli spettatori. Vogliamo fare la rivoluzione civile, possiamo fare gli spettatori?", si chiede il presidente Idv.
Sulla stessa linea il sindaco di Napoli: "La lista di Rivoluzione civile è l’unica vera novità che c’è nel panorama nazionale. E facendo la desistenza la novità diventa qualcosa di ammuffito. Se il Pd fosse stato interessato a un rapporto con Ingroia, avrebbe dovuto "pensarci prima. Questo lo dico a Bersani, a Vendola. Adesso che si rendono conto che Rivoluzione civile raggiungerà il quorum anche al Senato si chiede di fare un atto di questo tipo".
E anche l'ex procuratore aggiunto di Palermo ha dimostrato di essere lui a tenere sotto scacco Bersani. Infatti, intervendo a Un giorno da Pecora su Radio2, l'ex pm ha mandato un chiaro messaggio al leader Pd: "Caro Pier Luigi, vuoi il voto utile? Il nostro è il voto utile, parliamone. Senza di noi, il tuo voto diventa inutile. Io Bersani l’ho cercato una volta. Silenzio. L’ho chiamato, suonava libero. Ma niente. Allora ho scritto anche un sms, una richiesta di colloquio e di apertura. Niente, ora aspetto che sia Bersani a fare un appello a Ingroia". E poi ha lasciato uno spiraglio: "In politica non si esclude quasi nulla...". Quello di cui è certo Ingroia è che, "in caso di pareggio in Senato, Rivoluzione civile non sarebbe disponibile ad una coalizione in cui sia presente Monti. Noi siamo contrari ad ammucchiate politiche".
Intanto Bersani non nasconde la sua preoccupazione. E fa i conti con i numeri. "Esiste la politica ma esiste anche la matematica: in Lombardia chi non sostiene Ambrosoli fa un regalo a Maroni. E in Italia chi non sostiene il Pd fa un regalo a Berlusconi".
Preoccupato lo è anche Massimo D'Alema. Con la differenza che non è Ingroia la ragione del suo tormento, bensì Monti. In una intervista a L'Unità, l'ex premier ha bacchettato il Terzo Polo, il cui obiettivo "sembra essere quello di impedire al centrosinistra di avere la maggioranza al Senato.
Guardiamo a quanto accade in Lombardia, dove, grazie al Terzo polo, si rischia di regalare a Berlusconi 27 senatori e di lasciare quella Regione, insieme a Piemonte e Veneto, nelle mani della Lega". Chi l'avrebbe mai detto che a mettere i bastoni tra le ruote di Bersani sarebbe stato un "partigiano"?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.