P er la gogna basta una domanda. Cosa fareste con Boldrini in auto? Beppe Grillo sa come funziona il gioco. La domanda serve solo a indicare il bersaglio. Poi i cittadini a Cinque stelle rispondono e si sfogano. Non è lui il responsabile. È la rete che giudica. È la rete che lavora. È la rete che non perdona. È la rete che incarna la volontà generale. Se nel mirino c'è una donna le pietre, da sempre, hanno a che fare con il sesso. Non è il caso di scrivere tutto. «La scaricherei subito sulla statale... magari fa un po' di cassa extra». «Impossibile non vado a mignotte». «La porti in un campo rom e la fai trombare con il capo villaggio». Se questo vi sembra forte c'è molto di peggio. Lo staff verso sera si dissocia e si giustifica: le frasi oltraggiose «sono state postate di notte, quando non c'era controllo».
La colpa del presidente della Camera è aver tolto la parola all'opposizione sul decreto Imu-Bankitalia. Niente discussione, si vota. È quello che in gergo politico si chiama «ghigliottina». È la prima volta che accade in Italia. Perché lo ha fatto? La versione della Boldrini: per bloccare l'ostruzionismo. Quella dei grillini: perché è fascista e poi tutto il resto. Sulla questione politica si può discutere una vita. Tanti non vogliono Laura Boldrini a Montecitorio, soprattutto su quella poltrona. È il resto che sgomenta. È l'abitudine a colpire le donne, non solo in politica, con l'insulto. La donna che fa carriera inginocchiandosi, la donna che fa il mestiere, la donna venduta, la donna messa all'asta, la donna stuprata, marchiata, messa all'indice. Non sono bastati romanzi, canzoni, storie, filosofie, reggiseni bruciati in piazza, femminismi, prediche, valori, film, parole da non dire, leggi, sguardi delle madri, amori e tantomeno la burocrazia del politicamente corretto a cambiare gli uomini. È più facile. È banale. Fa ridere. E poi, come sempre, il branco fa coraggio. Se poi tutto questo avviene in una stagione politica e culturale dove la tolleranza non è più di moda e da tempo si considera monsieur François Marie Arouet, conosciuto come Voltaire, un cittadino indesiderato, allora la donna è la prima a cadere. La realtà è che non abbiamo fatto i conti con noi stessi.
Non fatevi illusioni. Non sono pochi. Non sono una parentesi. Non sono ubriachi e non sono neppure cattivi per scelta. Non alzano la voce per paura o perché non sanno quello che fanno. La realtà è molto più amara. I grillini sono l'autobiografia della nazione.
Stanno qui, sono i vicini di casa, spesso magari ci andate a cena insieme, giocano a calcetto con voi il mercoledì sera e non è detto che siano quelli che entrano più duro e magari vi scappa anche qualche battuta da caserma, una di quelle che non direste mai davanti alle amiche di vostra moglie o alla vostra ragazza. Questo non significa che siamo innocenti. È che quando si comincia a fregarsene della tolleranza poi non c'è più pietà. È facile portare l'avversario politico in piazza. È facile dire che è un mostro. È un passo cominciare poi a mettere marchi d'infamia sulle donne che «non sono come voi», quelle da rapare a zero, su cui cucire una lettera scarlatta. Urli puttana e poi parte la lapidazione. Delegittimi, non riconosci, non ti vedi nello sguardo dell'altro, ridi se un fake, un volto anonimo, insulta chi ti sta antipatico, magari gli dai anche la pacca sulla spalla. Porti la rabbia in piazza e chiedi la ola. Pretendi che la tua fetta di consenso sia la volontà del popolo e le tue ragioni verità assoluta. Pensi che le idee altrui meritino la prigione, la sofferenza biblica, la morte. Non hai rispetto neppure per i morti. A quel punto ti accorgi che i limiti sono saltati.
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