Un libro d'accusa sull'inutilità dei farmaci ha scosso le coscienze in Francia. In 900 pagine, due medici francesi, Philippe Even e Bernard Debré, passano al setaccio 4mila medicine e ne bocciano il 75 per cento. In particolare, per i due esperti, la metà dei prodotti sul mercato è inutile, il 20 per cento è scarsamente tollerato dai malati e il 5 per cento è addirittura potenzialmente pericoloso per la salute. La conclusione lapidaria potrebbe non riguardarci, visto che è stata confezionata Oltralpe. Ma qui parliamo di farmaci, un settore senza confini geografici o politici. E c'è da domandarsi se i dati snocciolati dai due medici francesi potrebbero rispecchiare anche la realtà di casa nostra. Dove, è un fatto, sono messi in bella mostra in farmacia migliaia di prodotti, molti dei quali si replicano, perché hanno principi attivi identici. Cambiano solo la marca e il colore della scatoletta. Così si lascia al consumatore finale la scelta di cosa acquistare. Tra l'altro, i patiti delle pillole, ormai possono liberamente comprare ben 230 farmaci anche al supermercato come gli antivirali per uso topico a base di aciclovir, antinfiammatori da applicare sulla pelle, colliri antiallergici, antimicotici vaginali. Insomma, c'è una grande scelta sul mercato delle pillole, ma la domanda dei prodotti è molto alta, soprattutto quando non si pagano di tasca propria. Nel 2011, in Italia sono state acquistate oltre un miliardo di confezioni di farmaci tutte pagate dal Servizio sanitario nazionale, mentre i privati hanno integrato comprando 730 milioni di confezioni di fascia C. In pratica, lo Stato ha sganciato più di 12 miliardi di euro per coprire i costi dei medicinali alla collettività e i cittadini hanno speso altri 6 miliardi e 346 mila euro per il resto dei farmaci non convenzionati. Alla fine il business dei medicinali ha superato i 18 miliardi e di euro in un solo anno. Il bello è che non tutte le pastiglie vengono ingoiate. Due confezioni su dieci, cioè il 20%, finisce nella spazzatura perché le compresse sono troppe rispetto alla terapia oppure perché il farmaco si acquista per precauzione, tanto per non rimanere senza nel momento del bisogno. Ma alla fine dell'anno, su una spesa di 400 euro per famiglia, ben 80 euro si trasforma in monnezza. Ne sa qualcosa l'Amsa di Milano che nel 2007 ha raccolto, tramite le farmacie, 160 tonnellate di medicinali scaduti. Dunque, verso i farmaci esiste un rapporto di amore-odio da parte del consumatore. Non si vorrebbero ma si comprano anche quando non servirebbero. Colpa anche della pubblicità incalzante che entra nella testa e nel cuore della gente ma che alla fine non è altro che un restyling di un vecchio farmaco già tenuto nel cassetto. E i due medici francesi criticano soprattutto la mancanza di innovazione nel settore farmaceutico. Dopo la scoperta di antibiotici e vaccini, solo i trattamenti per cancro, patologie cardiache e diabete hanno smosso le acque della ricerca. E da trent'anni, cioè dopo il 1990, tutto si è fatto più complicato e costoso. Le scoperte scientifiche sono lente e sviluppate nei laboratori, meno nelle industrie farmaceutiche che si sarebbero limitate ad allargare il concetto di malattia. Così, a detta degli autori del libro- denuncia, siamo diventati tutti ipertesi, diabetici oppure con il colesterolo sopra le righe. E le aziende puntano sui prodotti correlati alla prevenzione, destinati a persone sane. Even cita l'esempio delle statine, sostanze impiegate per controllare il colesterolo e usato da 60 milioni di persone nel mondo anche se ci sono dubbi sulla loro efficacia. Even e Debré accusano le imprese farmaceutiche che snocciolano dei dati non sempre corrispondenti alla realtà.
I due medici affermano che solo il 5% della spesa va alla ricerca, e che quasi la metà del fatturato è destinato al marketing o per fare lobbying. E tutto per soddisfare la richiesta di paesi ricchi. In ben tre quarti del pianeta, invece, si muore prima dei 40 anni per mancanza di antibiotici e vaccini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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