"Il reato di clandestinità andrebbe abrogato". È una bomba la dichiarazione che Cecile Kyenge, neo ministro per l'Integrazione, ha sganciato a In mezz'ora, alla corte di Lucia Annunziata.
Un padre cattolico e poligamo, 38 fratelli figli di diverse madri: si è raccontata così davanti alle telecamere di Raitre. E ha spiegato che in Italia è arrivata da irregolare: "Il vescovo della mia città mi aveva trovato una borsa di studio alla Cattolica di Roma", ma questa borsa non è mai arrivata e l'attuale ministro ha passato un anno in cui ha dovuto cercare un lavoro per poter restare in Italia.
Poi è tornata sulla politica: "A chiedere che sia il principio dello ius soli a ispirare il legislatore sul conferimento della cittadinanza italiana è la società", ha ribadito il ministro aprendo poi alla possibilità di presentare un ddl di riforma in tema di immigrazione. Nel mirino della Kyenge sono finiti anche i Cie: "Bisogna guardare alla direttiva europea che l’Italia ha ratificato in modo sbagliato, rivedendo la struttura dei Cie perché la direttiva non chiede all’Italia di mettere nei Cie persone malate, fragili, minori ma solo le persone che sono pericolose e i criminali".
A stretto giro di posta arriva la replica di Renato Schifani, capogruppo del Pdl al Senato: "Non si esageri e si usi maggiore cautela anche da parte dei membri del governo. Quello del ministro Kyenge, che annuncia urbi et orbi che il reato di immigrazione clandestina andrebbe abrogato ed un ddl sullo ius soli nelle prossime settimane, è soltanto l’ultimo episodio". Poi ha invitato la neo ministra a evitare "proclami solitari, senza che gli argomenti siano discussi e concordati in un ambito collegiale". Le norme sul reato di immigrazione Sulla stessa lunghezza d'onda anche Maurizio Gasparri: "clandestina vanno rispettate e il ministro sa bene che su esse non è lei a poter decidere".
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