L'accordo in tre punti che rivoluziona il Paese

Nella road map concordata "cambiamento costituzionale, risparmi e semplificazione"

«Profonda sintonia con Forza Italia». Ripetuto tre volte, nella sala stampa della sede Pd. Un cambio epocale, per ora nel lessico, ma la road map articolata su tre punti, dice Renzi, si farà insieme a Berlusconi, «il condannato», il «pregiudicato» che la corrente bersaniana aveva chiesto di non incontrare, profanando il quartier generale del Partito democratico. Invece Renzi ha rottamato il tabù, e dopo due ore di faccia a faccia con il leader di Forza Italia e il consigliere storico, Gianni Letta, tornato in trincea, ha cucinato un accordo politico con Berlusconi che fa franare le fragili basi della maggioranza Letta-Alfano e disegna un nuovo programma di governo (Letta bis? Renzi-Berlusconi?). Berlusconi, in una nota, elogia «il metodo scelto dal Pd per avviare un rapido e costruttivo confronto sulle riforme istituzionali. Siamo lieti di prendere atto del cambiamento di rotta del Partito democratico». Dopo un giro di incontri «bello e significativo» con le altre forze politiche, Renzi fa un rapido sunto - per non perdere il Frecciarossa Roma-Firenze - di quello decisivo, con Forza Italia, summit «che riveste l'importanza che tutti sapete». «C'è una profonda sintonia con Berlusconi e Gianni Letta - spiega il segretario Pd - su tre temi molto delicati per segnare la svolta per il nostro ordinamento del nostro Paese». Il primo è la riforma del titolo V della Costituzione, ovvero il completamento e il miglioramento della riforma già fatta dal centrosinistra nel 2001, creando più problemi che altro (oltre 1.600 ricorsi alla Consulta per conflitti tra Stato e Regioni). Il nocciolo della novità su cui Renzi e Berlusconi si sono accordati è l'abolizione dei rimborsi ai gruppi regionali e la diminuzioni delle indennità dei consiglieri regionali, «con modalità tecniche che saranno presentate nei prossimi giorni, ma tutte nell'ottica di un segnale di cambiamento costituzionale ma anche di risparmio e semplificazione» dice Renzi. «Due riforme (trasformazione del Senato e Titolo V, ndr) indispensabili, urgenti e necessarie» dice Berlusconi. «Si tratta di riforme che il centrodestra da me guidato ha sempre ricercato e che la nostra maggioranza aveva approvato in Parlamento già nel 2006, ma che fu la sinistra a vanificare, attraverso un referendum, interrompendo così il percorso di rinnovamento avviato».
Dirompente anche l'altro punto del piano Renzi-Berlusconi, anche questo condiviso con «profonda sintonia». Una trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, «con i paletti che non ci sia indennità per i senatori e non ci sia elezione diretta».

In modo che si modifichi bicameralismo perfetto a partire dal fatto che il Senato non vota più la fiducia. «È una riforma attesa da 70 anni» dice Renzi.
E quindi la terza, sulla legge elettorale, attesa con angoscia dai piccoli partiti che temevano una trappola da Renzi e

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