Roma - Cesare Prandelli, commissario tecnico della nazionale di calcio, è un renziano della prima ora. Racconta di esser diventato un fan dell'allora sindaco di Firenze quando lui allenava la Fiorentina. Una stima reciproca, quasi un'amicizia. Per dire: i due sono stati fotografati mentre insieme mangiavano (Renzi convinto, Prandelli meno) una banana per solidarietà con Dani Alves, il calciatore del Barcellona bersagliato per il colore della sua pelle. Tra i due qualcuno ha voluto vedere anche una continuità di azione: spesso Prandelli è stato definito l'allenatore «rottamatore» per la sua smania un po' bacchettona di far piazza pulita dei malvezzi del calcio italiano. Poi, che c'entra: il codice etico che ha voluto introdurre per punire chi nel suo club non fa il bravo gli si è ritorto contro a causa delle sue interpretazioni creative: i romanisti De Rossi e Destro a casa e lo juventino Chiellini no. E a Roma tutti a borbottare sui trascorsi da calciatore bianconero di Cesare. Ma non si può avere tutto.
Ancora lunedì Prandelli esprimeva così il suo pensiero sul risultato elettorale: «Non ci siamo sentiti con Renzi, ma sono contento come il 40 per cento degli italiani che hanno votato per lui». Queste parole il tecnico di Orzinuovi le pronunciava con un sorriso abbagliante frutto del trionfo elettorale del Pd non meno che dell'appena firmato rinnovo del contratto con la Figc. Un allungamento biennale del suo impegno a Coverciano che fa discutere per due motivi: perché siglato prima di un Mondiale e quindi alla cieca (un po' come la poltrona di senatore a vita montata per Mario Monti prima ancora di sapere se avrebbe salvato l'Italia. Non lo fece). E perché prevede un ritocco al rialzo degli emolumenti, passati da 1,5 milioni all'anno a circa 1,65, oltre allo sfruttamento dei diritti di immagine, che saranno divisi tra lui e la Figc.
Un aumento lieve, d'accordo. Ma comunque troppo pesante in epoca di spending review. Non è stato Renzi a parlato di un tetto agli stipendi dei manager di Stato, indicato nell'appannaggio annuo del presidente della Repubblica, 239.181 euro lordi (ci si campa, sospettiamo)? E che cos'è in fondo il commissario tecnico della nazionale se non un manager (in Inghilterra l'allenatore si chiama proprio così) al servizio di un'azienda pubblica come la Federcalcio? Insomma, essendo il beneficiario di questo ricco contratto un bravo allenatore (che peraltro non ha mai vinto nulla se non un Viareggio e una serie B entrambi piuttosto impolverati) ma anche un renziano convinto, qualcuno si attenderebbe una maggiore adesione ai princìpi dell'ex sindaco di Firenze.
Non auguriamo certo a Prandelli il destino di Stephen Keshi, ct della Nigeria anch'essa ai prossimi mondiali brasiliani, che non ha mai visto l'assegno da 10mila euro che ogni mese la federcalcio di Abuja dovrebbe versargli. Però, insomma, un po' di codice etico anche in busta paga non guasterebbe: date a Cesare quel che è di Cesare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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