L'altro raduno: quello dei trombati

MicroMega riunisce in piazza i perdenti in salsa antiberlusconiana, guidati da Ingroia. Ed è flop

Il leader di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia, alla manifestazione di MicroMega
Il leader di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia, alla manifestazione di MicroMega

Roma - Loro non riescono a farsi eleggere. E vorrebbero che Silvio Berlusconi fosse dichiarato ineleggibile. Quella che si è svolta ieri in piazza Santi Apostoli «per chiedere la realizzazione della Costituzione e il rispetto della legge che mette Berlusconi fuori del Parlamento» e contro «i mefitici venti di inciucio che ricominciano a spirare tra Pd e Pdl» è stata in fin dei conti la festa dell'invidia. Guidata da una raffica di trombati più o meno eccellenti. A partire dall'organizzatore della manifestazione, quel Paolo Flores d'Arcais direttore di MicroMega che più di una volta ha tentato l'avventura politica senza successo. Nel 2005 il suo progetto si era arenato in fase preparatoria: la sua lista di candidati alle primarie dell'Ulivo naufragò nell'indifferenza. Così come il «partito dei senza partito» concepito con Antonio Di Pietro e Andrea Camilleri per le elezioni europee del 2009. Da notare anche gli endorsement di Flores: nel 2008 indicò che avrebbe votato Pd, nel 2013 Rivoluzione Civile. E ieri l'intellettuale ha fatto un'altra gaffe riferendosi alla manifestazione Pdl nella vicina piazza del Popolo: «Piazza piena? Anche Hitler riempiva le piazze».

I due trombati più freschi della manifestazione antiberlusconiana di ieri erano Antonio Ingroia e Antonio Di Pietro, detti anche Totò&Totò. I due sono vittime della caporetto della lista Rivoluzione Civile, partita per spaccare il mondo e finita con il 2,2 per cento alla Camera e «zeru eletti». «Noi siamo fuori dal Parlamento per via della legge elettorale peggiore della storia, ma Berlusconi sarà cacciato dal Parlamento, perché era ineleggibile ma tutelato da una legge che nessuno finora ha applicato», ha urlato ieri il magistrato dei due mondi al pubblico di Santi Apostoli. Quanto a Di Pietro, ieri in piazza fisicamente non c'era, ma quel che resta dell'Italia dei Valori ha dato il suo sostegno alla manifestazione.

Così come i girotondini (ricordate?) e il popolo Viola rappresentati da Gianfranco Mascia, uno che alle recenti elezioni regionali del Lazio presentandosi nelle fila di Rivoluzione civile è stato sbianchettato dagli elettori, finendo addirittura nono per preferenze a Roma. Neanche ad andarci vicino. Quanto a Margherita Hack, altra firmataria dell'appello di MicroMega, ha una storia diversa: lei eletta lo è stata più volte (alle regionali lombarde del 2005, alle politiche del 2008, alle regionali del Lazio del 2010) finendo poi sempre per rinunciare al seggio, alla faccia dell'elettore.

Comunque anche lei come «endorsatrice» non porta bene: alle ultime primarie del centrosinistra ha dapprima appoggiato Nichi Vendola e poi, eliminato il governatore pugliese, nel ballottaggio tra Bersani e Renzi ha appoggiato il secondo. Quando si dice stare dalla parte dei perdenti.

Come spesso accade nelle manifestazioni di certa sinistra, l'elenco di intellettuali, attori, eccetera, firmatari dell'appello è quasi più lungo di quello dei partecipanti, che ieri a Roma non erano più

di qualche centinaio. «Qui c'è un popolo - ha aggiunto Flores - che vuole che sia preso sul serio l'articolo della nostra carta fondamentale che dice che la legge è uguale per tutti». La legge forse. La piazza no di certo.

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