I sondaggi vanno male: Bersani e Monti siglano l'inciucio dalla Merkel

Il leader Pd da Berlino e il Prof gettano la maschera: governiamo insieme. Il Cav sempre più vicino. E la proposta dell'Imu deve ancora raggiungere 6 indecisi su 10

I sondaggi vanno male: Bersani e Monti siglano l'inciucio dalla Merkel

Roma - Il monito lanciato a una voce da due lontani anni luce, come Massimo D'Alema e Matteo Renzi («Sottovalutare il Cavaliere e pensare di aver già vinto è un grave errore, mentre noi eravamo impegnati a discutere chi dovesse fare il ministro e chi il sottosegretario lui ha recuperato 8 punti»), comincia a far breccia nel Pd.
Ad alimentare l'allarme contribuisce l'euforia che circola nell'entourage berlusconiano, dove si assicura che i sondaggi ancora non possono registrare appieno i risultati della «proposta choc» sull'Imu: «Finora ha raggiunto solo il 40% degli indecisi, dunque la sua potenzialità di penetrazione è ancora altissima», spiegano nello staff. «Abbiamo messo la freccia», pronti al sorpasso, si esalta Giancarlo Galan dando i dati di Euromedia, con Pd e Pdl a poco più di due punti di distanza. E c'è anche la paura di una ennesima, inaspettata resurrezione elettorale del Cavaliere, che riemerge dai sondaggi come Riccardo III dal parcheggio di Leicester, dietro alla svolta impressa ieri da Pier Luigi Bersani (a Berlino per incontrare Schäuble) alla sua claudicante campagna elettorale. Come? Tendendo con decisione la mano Mario Monti, e lasciando intendere che dopo il voto sarà con lui che si faranno il governo e l'agenda. «Siamo prontissimi a collaborare con tutte le forze contro il berlusconismo e il populismo. E quindi certamente anche con il professor Monti», scandisce il segretario del Pd, che è prodigo di riconoscimenti verso il modello Germania («Se avessimo i soldi, io farei molte riforme alla tedesca, a cominciare da alcuni aspetti del sistema di formazione e dagli ammortizzatori sociali», confida) e di rassicurazioni sul fatto che un suo governo non sbanderebbe a sinistra. Fino a prendere le distanze dalla Cgil: certo i sindacati vanno «ascoltati», anche «per fare meno errori». Ma poi la politica deve «sapere dove arrivare», e la concertazione «non deve bloccare l'azione di governo né paralizzare le decisioni». E dall'Italia arriva pronta la risposta del Professore, che sottolinea il fatto che il nuovo asse elettorale si stia saldando sotto gli auspici della Cancelliera Merkel: «Siamo pronti a collaborare con chi si impegna per le riforme. Apprezzo ogni apertura e ogni disponibilità e anche questa frase che Bersani ha detto dalla Germania, dove, mi pare, la politica fatta in quest'ultimo anno con l'aiuto del Parlamento, è stata apprezzata».
Niente di nuovo, si frena dal Pd: Bersani ha sempre detto (e lo ha ripetuto anche ieri da Berlino) di non aver «mai smesso di dire che anche col 51% ci rivolgeremo a tutte le forze moderate per fare le riforme». E il candidato del centrosinistra, conscio del malumore che l'abbraccio con Monti sta spargendo tra le sue file di sinistra, da Sel alla Cgil («Il professor Mario Monti è incompatibile con Nichi Vendola nel governo del Paese», ha tuonato da Mestre il leader Sel), sta attento a precisare che non farà «patti a tutti i costi» e che, dalle parti del centro, «sento cose sul lavoro e sui diritti civili che non mi piacciono». Sui sondaggi poi ironizza: «Il sorpasso lo stanno vedendo col binocolo...». Ma la preoccupazione per le tendenze testimoniate dai sondaggi (quello di Sky ieri restringeva ulteriormente la forbice col centrodestra a 4 punti) e la necessità di strappare consensi moderati a Berlusconi, hanno spinto il leader Pd prima a recuperare Renzi e poi a sancire quello che subito è stato ribattezzato in rete «il patto di Berlino». La Lombardia è in cima alle preoccupazioni, sia per il bottino decisivo di senatori che assegnerà, sia per il brusco arretramento che hanno subìto - dopo un inizio sfolgorante - le chance di vittoria del candidato alla Regione Ambrosoli.

E proprio dalla Lombardia, a preparare il terreno per lo scambio di promesse di ieri, erano arrivati i segnali di buona volontà dei montiani, con la capolista lombarda Ilaria Borletti Buitoni che ha spiegato che battere Maroni è una priorità, e ha apertamente evocato - con buona pace di Albertini - la possibilità del «voto disgiunto» ad Ambrosoli.

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