RomaSi muova il governo. Faccia un decreto, subito, «per cancellare la sanzione detentiva». Chi lo propone è Antonio Di Pietro (nella foto), che non è certo un garantista, anzi è un famoso «spara-querele», ma che stamani presenterà un question time urgente in Parlamento. «Conosco bene - dice - i limiti del diritto di critica e di cronaca, visto che spesso sono stati superati per denigrare me e l'Italia dei valori. Proprio per questo ritengo sia giusto che le lesioni inflitte a mezzo stampa vengano risanate. Ma in un Paese democratico non si può finire in galera per reati di opinione, nemmeno se ci si chiama Alessandro Sallusti».
Di Pietro oggi depositerà la sua interrogazione, insieme a un disegno di legge per depenalizzare il reato. E sulla stessa linea si muove Alfredo Mantovano, deputato del Pdl ed ex sottosegretario all'Interno. «Se si vuole uscire dalla genericità dei commenti e dalla ovvietà degli appelli - spiega - ci sono soltanto due strade per evitare che il direttore del Giornale venga trattato peggio di un rapinatore recidivo a causa di un'opinione espressa sul quotidiano che dirigeva». La prima via «è quella di un decreto legge urgente che, per casi come il suo, elimini la sanzione detentiva e lasci solo quella pecuniaria». Ma bisogna fare in fretta, entro domani. «Sarebbe la norma più favorevole in vista del giudizio in Cassazione e porterebbe all'annullamento con rinvio per rideterminare la pena». E cioè, una multa.
La seconda strada passa per il Colle. Napolitano «segue il caso» e farà le sue mosse, ma, al di là del segnale politico che ha già dato, un intervento formale del Quirinale non può essere una questione di ore. «Ho l'impressione - sostiene ancora Mantovano - che la concessione della grazia da parte del capo dello Stato sia proceduralmente più lunga e giuridicamente meno idonea. Al contrario, un decreto legge del governo non incontrerebbe prevedibilmente ostacoli nella sua conversione parlamentare. Per passare velocemente dalla parole ai fatti occorre quindi andare in questa direzione».
E in attesa dei «fatti», continuano le dichiarazioni di solidarietà. «Il carcere per Alessandro Sallusti è una follia - dice il presidente dei Verdi Angelo Bonelli - quella che coinvolge il direttore del Giornale è una vicenda assurda e che lascia interdetti. Sallusti ha la mia piena partecipazione. La galera per i giornalisti non è tollerabile in un Paese europeo e in democrazia che vuole essere moderna». La palla è a Palazzo Chigi. «È necessario che il governo e le istituzioni si mobilitino immediatamente. Oltre che i dati economici, l'Italia è giudicata all'estero anche per la qualità della sua democrazia».
Con Sallusti si schiera perfino Rosy Bindi. «È un problema vero. La stampa ha un grandissimo potere e deve essere molto attenta e rispettosa nei confronti delle persone. La diffamazione è un costume odioso di questo Paese e dovrebbe essere bandita, ma io sono comunque per la libertà di informazione e credo che le misure che restringono la libertà dei cittadini debbano essere prese con la massima cautela».
Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, chiede su Twitter di «intervenire per evitare il carcere ad Alessandro Sallusti, sarebbe un'inciviltà: è in gioco la libertà di stampa». E l'europarlamentare del Pdl Laura Comi scrive un allarmato post su Facebook: «A un giornalista deve essere concesso di fare il proprio mestiere.
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