Il leader pentito demolisce i No Tav

Nel 2005 il sindaco guidava la protesta, oggi dice: "Tracciato migliorato, vogliono solo la lotta anti sistema"

Il leader pentito demolisce i No Tav

Alle tre e mezzo di sabato pomeriggio, con un maglione rosso come le sue idee, Antonio Ferrentino è in municipio. «Preparo un documento sulla Tav da sottoporre ad alcuni parlamentari», dice il sindaco che nel 2005 guidò le proteste contro la Torino-Lione. Oggi non riconosce più il movimento No Tav. E per loro è «un traditore».

Sindaco, che cosa è cambiato in questi sei anni?
«Sono tra quelli che hanno combattuto un progetto sbagliato che marginalizzava Torino. Oggi tutti ci danno pubblicamente ragione, da Fassino al governo. Il tracciato è stato modificato in meglio. I due tavoli, tecnico e politico, hanno lavorato bene. Ma qualcuno non vuole prenderne atto».

Il movimento No Tav?
«Nel 2005 eravamo quasi tutti valsusini guidati dagli amministratori locali, destra e sinistra. Non era una battaglia di schieramento. Oggi la gente del posto è pochissima, soprattutto nelle azioni violente. C’è una spaccatura provocata dai più oltranzisti, non disposti a ragionare. Nel 2010 è partito il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus: non ricordo nessuna marcia di protesta».

Per loro il traditore è lei.
«Lo so bene. Ma io prendo le distanze da attacchi alla magistratura e comportamenti non rispettosi delle forze dell’ordine. Nel 2005 non è stato tirato un bullone contro la polizia, i sindaci hanno sempre garantito il rispetto di tutti».

E le accuse al procuratore Caselli che ha arrestato una trentina di No Tav?
«Caselli non può essere un idolo se indaga su Berlusconi e la mafia e un fascista se osa valutare la posizione di singole persone accusate di gravi reati. I poliziotti per me sono prima di tutto lavoratori. È inaccettabile dire “abbiamo picchiato i giornalisti perché credevamo fossero della Digos”. È una deriva pericolosissima».

Lei è per il sì o il no alla Tav?
«C’è ancora molto lavoro da fare. L’Osservatorio di Virano ha evidenziato tre priorità: la soluzione del nodo di Torino, l’obbligo di trasferire le merci dai Tir ai treni e il tunnel base. Si discute solo di questo, mentre sul resto si tace».

La galleria contestata è l’ultimo dei problemi?
«Certo. Nessuno ha deciso come sarà attraversata Torino e come organizzare la logistica intermodale. Occorre una politica dei trasporti chiara. Ma i sindaci snobbano il nostro progetto».

Che cosa temono?
«Per i No Tav questa è diventata una lotta anti sistema. Ma stiamo parlando di una linea ferroviaria, non di una centrale atomica. Quello di Chiomonte è un tunnel geognostico, non lo scavo vero».

Lei dunque non discute se fare la Tav, ma come.
«Se mi tolgono dalle strade 2.800 dei 3mila Tir che ogni giorno transitano in valle, e mi aggiungono una metropolitana di superficie che elimina altre migliaia di auto, perché devo oppormi? Discutiamo di tutto, senza tifoserie, per farla al meglio».

Il segretario del suo partito, Nichi Vendola, non la pensa così.
«Nemmeno il mio segretario provinciale Michele Curto. Ma io ho la mia storia. Vendola avrà cattivi consiglieri, e poi mi pare che in

Puglia l’alta velocità la vuole. Il peggio è comunque Di Pietro».
Perché?
«Gestì la vicenda da ministro del governo Prodi. Lui ha inventato il cantiere di Chiomonte senza consultare i sindaci. E ora chiede la moratoria perché il progetto è sbagliato. Che voltagabbana. Almeno dicesse: ho sbagliato. Invece cavalca l’onda della protesta».

Vuole il voto della Val Susa.
«Qui hanno preso voti tutti, Prc, i Verdi quando Pecoraro Scanio veniva ogni fine settimana, ora Grillo. Io sono stato rieletto sindaco su questi temi con il 67%. I No Tav hanno preso il 7,8% e il loro candidato era un signore di una famiglia storica del paese, non un meridionale trapiantato come me».

Che cosa pensa di quanto ha detto Monti l’altra sera?
«Non ho apprezzato i toni né il riferimento ai tempi di percorrenza. Questa è un’opera per le merci, non per le persone. È poco informato anche lui».

E la severità sull’ordine pubblico?
«Sacrosanto. I blocchi stradali a sorpresa sono assurdi. La nostra economia è basata sul turismo e l’immagine. I No Tav non si rendono conto di quali danni provoca al territorio l’autostrada chiusa. Contestano le ordinanze del prefetto, che invece è stato molto saggio? Le impugnino.

Si oppongono agli espropri? Da uomo di sinistra considero assurda la difesa della proprietà privata. Io non vado più alle loro marce».

Andrà a quella del governatore Cota?
«Non credo a queste cose. Alimentano tensioni e spaccature».

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