Legge elettorale, bocciate le quote rosa

La Camera ha bocciato tutti e tre gli emendamenti bipartisan che puntavano alla "parità di genere" nella nuova legge elettorale. Chi vince e chi perde

Legge elettorale, bocciate le quote rosa

La protesta trasversale delle donne, simboleggiata dal colore bianco sfoggiato oggi in Aula, non è bastata. Niente quote rosa. L’Aula della Camera ha bocciato, con votazione a scrutinio segreto, l’emendamento bipartisan che puntava all’alternanza di genere nelle liste della nuova legge elettorale. Il governo e il relatore della legge si erano rimessi all’Aula. I voti contrari all’emendamento sono stati 335, e i favorevoli 227. Lo scrutinio segreto era stato richiesto da 39 parlamentari di Fi, Fdi, Ncd e Udc. La seconda parte dell’emendamento non è stata messa in votazione, perché era relativa all’articolo 2 dell’Italicum, già stralciato come da accordo politico tra Renzi, Berlusconi e Alfano, che prevede che la riforma elettorale valga solo per la Camera e non per il Senato.

I due partiti principali che sostengono l’Italicum, Pd e Forza Italia, si sono divisi. Il primo emendamento è stato bocciato con 335 no. I voti a favore sono stati invece 227. Un numero di sì che, sebbene il voto segreto renda impossibile verificare esattamente come hanno votato nel complesso i vari gruppi, è comunque inferiore al numero dei deputati del Pd, pari a 293 deputati. Bocciata anche l’altra proposta di modifica bipartisan, che prevedeva la suddivisione al 50% uomo-donna nella candidatura dei capilista. Governo e Commissione si erano nuovamente rimessi all’Aula. L’emendamento sull’alternanza di genere è stato bocciato con 335 no (227 i sì), mentre la proposta "50-50" per i capilista ha incassato 344 no e 214 sì. Respinta anche la proposta di assegnare almeno il 40% dei capilista alle donne in ciascuna regione.

Una seduta dei capigruppo, ha annunciato la presidente Laura Boldrini, deciderà la prosecuzione delle procedure di voto anche nella seduta di domani. L’annuncio è stato accolto da un forte dissenso dell’Aula.

Qualche applauso isolato dai banchi di Forza Italia e il plateale disappunto delle deputate. Sono le reazioni che hanno accolto la bocciatura del terzo e ultimo emendamento sulla parità di genere. Alla proclamazione del voto, si è levato un brusio soprattutto dai banchi del Pd: molte deputate in dissenso hanno subito lasciato l’Aula. Rosy Bindi andando via ha applaudito con aria indignata verso i colleghi di Fi.

La bocciatura delle quote rosa ha fatto subito scoppiare le polemiche, specie in seno al Partito democratico. "Il voto di numerosi colleghi è stato contrario alla norma prevista dallo Statuto del Pd che afferma la rappresentanza paritaria", osserva su Twitter il deputato Pd Dario Ginefra. Maria Chiara Carrozza (Pd), ex ministro dell'Istruzione, si pone delle domande: "Vorrei sapere - scrive su Twitter - come hanno votato i miei colleghi del gruppo Pd su questi emendamenti sulla parità di genere nelle liste elettorali...". La butta decisamente sull'ironico (pesante) la deputata piddì Giuditta Pini: "Che lo spirito di Lorena Bobbit accompagni stanotte i colleghi che hanno bocciato l'emendamento".

Sandra Zampa ha puntato il dito contro il Partito democratico: "Mancano voti nostri. Lo dicono numeri", ha scritto su Twitter la deputata Pd. Zampa ha espresso anche in Aula le sue critiche: "Fuori c’è un mondo che cambia, non lo fermeremo votando in modo ingannevole, coperti dal voto segreto", ha detto, "domani saremo giudicati e perderemo ancora più credibilità". Molto amaro il commento di Barbara Pollastrini: "Una ferita che toglie credibilità alla proposta di legge elettorale. Ahimè l’aula si è mostrata fuori dallo spirito del tempo e lontana dalle aspettative del Paese. Ci sarà il passaggio al Senato ma il voto di oggi segna un prima e un dopo".

Chi vince e chi perde

La battaglia contro le quote rosa la vincono i deputati uomini e quella parte di donne di Forza Italia, tra cui Daniela Santanchè e Mariastella Gelmini, contrarie alle quote per legge. Ma vincono anche Renzi e Berlusconi. Il primo si è rimesso alla volontà del Parlamento. Il secondo, invece, anche se non si è espresso pubblicamente, non ha mai sposato la battaglia delle deputate azzurre sulle quote rosa. Dopo numerosi "faccia a faccia" tra il ministro Maria Elena Boschi e i vertici azzurri (Denis Verdini prima e Renato Brunetta poi), nel corso dei quali non sono mancati attriti a seguito della pressante richiesta di Forza Italia affinché il governo esprimesse parere negativo sugli emendamenti pro quote rosa, alla fine ha prevalso la linea della prudenza: il governo non ha preso né una posizione a favore né una contraria, rimettendosi al volere del Parlamento. E in questo modo tutti i partiti a favore dell’Italicum hanno lasciato la libertà di voto. In realtà, viene spiegato, è stata anche una richiesta dei vertici del Pd, per evitare una spaccatura plateale. Ma questa si è verificata ugualmente, come dimostrato dai numeri. Anche Forza Italia si è detta a favore della libertà di voto, ma poi vari esponenti azzurri di un certo "peso" si sono attivati per raccogliere le firme per
chiedere il voto segreto. E qualcuno ha anche detto - ma non ci sono conferme - che nel caso in cui fosse passato anche un solo emendamento sulla parità di genere, domani in aula sarebbe stato, compatto, il voto a favore delle preferenze.

L'amarezza della Boldrini

"Come presidente della Camera - commenta Laura Boldrini - rispetto il

voto dell’Aula sugli emendamenti riguardanti la parità di genere. Ciò nonostante non posso negare la mia profonda amarezza perché una grande opportunità è stata persa, a detrimento di tutto il Paese e della democrazia".

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