L'ennesimo tentativo: una legge in tre mosse per abolire le Province

Il disegno di riforma costituzionale del governo prevede la totale eliminazione con la soppressione del termine. Il giallo dei collegi

L'ennesimo tentativo: una legge in tre mosse per abolire le Province

Enrico Letta contro Highlander. Ovvero la Provincia, il vero immortale tra gli enti dello Stato: da sempre nel mirino di chi lo trova un inutile e costoso cuscinetto tra i Comuni e la Regione, eppure capace di riprodursi negli anni, passando dalle 58 dell'istituzione avvenuta nel 1861 alle 89 del secondo dopoguerra alle 110 di adesso, che in realtà sono 107 effettive, essendo Aosta, Bolzano e Trento di fatto delle Regioni. Ieri il governo del volemose bene ha fatto la faccia truce ed è tornato alla carica, annunciando l'approvazione in consiglio dei ministri di uno schema di disegno di legge costituzionale per l'abolizione delle Province che bypassa lo stop di qualche giorno fa della Corte Costituzionale allo sbianchettamento delle province attraverso lo strumento del decreto così come previsto inizialmente.

Ecco quindi il disegno di legge costituzionale, ennesima arma da usare contro le temibili Province. Sarà quella buona? Di proiettili ne ha soltanto tre, uno per ognuno dei suoi articoli. Il primo sostituisce il primo comma dell'articolo 114 della Costituzione, che attualmente recita: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato» con la seguente formulazione: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Regioni e dallo Stato». Un vero colpo di genio, secondo Letta: «Si è annunciato troppe volte in questi mesi l'abrogazione delle province. Ma fino a che la parola rimane in Costituzione l'intervento finisce in un vicolo cieco.

Noi cancelliamo la parola stessa». Highlander barcolla, preso di sorpresa. Il secondo articolo modifica tutti i commi della Costituzione (e sono 13) in cui vengono citate le Province. E fin qui siamo all'olocausto costituzionale. Il terzo articolo è una norma transitoria che fissa in sei mesi il tempo in cui la soppressione andrà in porto e stabilisce che, «sulla base di criteri e requisiti generali definiti con legge dello Stato», saranno individuate da Stato e Regioni «le forme e le modalità di esercizio delle relative funzioni».

Insomma, che sia la volta buona? Le province stavolta sembrano avere davvero le ore contate. Eppure un piccolo giallo c'è: in mattinata il corriere.it si sbilancia e assicura che le province saranno sostituite da collegi, suscitando le ire del solitamente compassato premier: «Non ho capito perché i siti si sono inventati questa cosa dei collegi. Se il sito di un autorevole quotidiano nazionale dice questa cosa deve farsi anche un esame di coscienza. Fa parte di un meccanismo di disinformazione che ogni tanto capita». Poi Letta torna a concentrarsi.

Ha fretta, il mostro immortale potrebbe reagire e così sprona il Parlamento a «tener conto dell'urgenza» e ad approvare il provvedimento «nel più breve tempo possibile». Infine rassicura: «Salvaguarderemo in ogni caso le funzioni e i lavoratori». In bocca all'Highlander.

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