Non gli resta che fare gli antiberlusconiani, gli ultimi. Ma Enrico Letta e Angelino Alfano sono abituati a non vincere. Veto ergo sum è la loro filosofia. E se non basta si può sempre rispolverare il conflitto di interessi. Lo ha fatto il premier fuori tempo massimo, con il Cavaliere uscito dal Senato, con un salto nel passato, quello degli anni '90, una sorta di operazione nostalgia. Lo ha fatto chiaramente per incrinare il patto tra Berlusconi e Renzi, come se una legge dello Stato possa essere ridotta ad arma di pressione. E il capo cordata del Nuovo centrodestra, puntello dell'attuale maggioranza, tace e acconsente, con una benedizione in silenzio. È lo stesso Alfano pronto a rovesciare il tavolo del governo per difendere il ministro Nunzia De Girolamo e il diritto sacrosanto di non essere intercettata con operazioni fuorilegge, ma non per contrastare l'espulsione di Berlusconi da Palazzo Madama. Ormai il suo girarsi dall'altra parte è un valore politico, un marchio d'identità. E ora che la procura di Milano ha messo sotto accusa, di nuovo e con i tempi giusti Berlusconi, non sarà certo lui a trovare tutto questo sospetto.
Non è una sorpresa. Letta e Alfano sono due nominati che hanno preso in ostaggio Palazzo Chigi. Questa sospensione della democrazia è il loro Nirvana. Fino a quando non si vota la loro esistenza politica è assicurata. È per questo che l'accelerazione sulla legge elettorale la vivono come una minaccia. Il patto tra Berlusconi e Renzi li ha spiazzati. Solo che non possono dire apertamente che questa riforma non si deve fare. Non possono perché significherebbe certificare che a loro interessa solo restare al governo. Allora l'unica risposta è la guerriglia contro l'Italicum. Renzi dice che l'offerta è prendere o lasciare? E loro si aggrappano alla questione delle preferenze, cavillano, sperano che il Parlamento si trasformi in un Vietnam, dove la legge elettorale verrà fatta a pezzettini, smembrata, e sepolta sotto una lapide di parole e scartoffie. L'importante è prendere tempo, fare melina, rimandare ogni discorso il più a lungo possibile. Renzi e Berlusconi dicono che bisogna fare in fretta, chiudere la pratica a marzo. Illusi. L'obiettivo degli impantanatori è boicottare il voto almeno fino al 2015. Meglio ancora fino a fine legislatura.
Sono soltanto Enrico Letta e Angelino Alfano.
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