Il premier Enrico Letta passa oltre. E finge di non vedere il pantano in cui è andato a invischiarsi il governo. Non c'è solo l'opposizione a dargli filo da torcere. Anche il Pd, con il neo segretario Matteo Renzi, non molla il pressing su Palazzo Chgi. Eppure, a dispetto di quello che le associazioni di categoria stanno denunciando da giorni, il capo del governo ha lanciato su Twitter un messaggio marcatamente ottimista: "Nel 2013 le tasse sulle famiglie son scese e la tendenza continuerà anche nel 2014. Notizia di oggi importante perché si consolidi trend fiducia".
L'esecutivo perde terreno. Non solo gli italiani hanno smesso di avere fiducia in Letta, ma nemmeno in parlamento la squadra governativa sembra avere il timone saldo. Letta se ne rende conto. E sa fin troppo bene che il nodo resta la definizione del contratto di coalizione ed i suoi tempi, il "cronoprogramma". La questione vera, insomma, resta quella sulle cose da fare e su queste, allora, si discuta. Anzi, sarà questo il tema su cui tutta la maggioranza si dovrà confrontare con il governo subito dopo la pausa natalizia. I contatti sono già avviati. I temi sono quelli indicati dal presidente del Consiglio in occasione del dibattito sulla fiducia e nella conferenza stampa di fine anno. E quindi, in primis, riforma elettorale e piano sul lavoro. La prima da risolvere in parlamento, la seconda dall’esecutivo. Tuttavia l'intervista di fuoco rilasciata oggi da Renzi alla Stampa non ha fatto altro che far precipitare la situazione. Così, per nascondere le scintille di casa piddì, il premier impugna lo studio pubblicato ieri dalla Cgia di Mestre e si erge a paladino della lotta alle tasse. Anche il vicepremier Angelino Alfano va in giro a sbandierare "l’inversione di tendenza rispetto alla crescita delle tasse" parlando addirittura di "risparmio considerevole". Sulla stessa linea anche il presidente del Nuovo centrodestra Maurizio Sacconi che si sbraccia a lodare "l’efficacia della politica di governo".
Checché ne dicano premier e vicepremier, le tasse non sono state affatto abbassate. Come fa notare il presidente della commissione Finanze della Camera Daniele Capezzone, è vero che, grazie all'azione di Silvio Berlusconi, l’Imu sulla prima casa è sì stata tolta nel 2013 (anche se non tutta e non a tutti a causa della propensione del governo "ai pasticci e all’imbroglio politico"), ma è altrettanto vero che "quell’odiosa tassa torna pari pari nel 2014 sotto falso nome, attraverso la componente Tasi", e includerà anche le prime case. Se, quindi, nel 2013 gli italiani hanno potuto godere dell'abolizione dell'Imu (voluta da Berlusconi) e all’incremento delle detrazioni Irpef per i figli a carico (misura prevista dalla legge di stabilità dell’anno precedente), nel 2014 già si prevedono lacrime e sangue. Come spiega il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta, l'anno prossimo la pressione fiscale aumenterà almeno di mezzo punto, "a meno che non si cambi decisamente politica economica e con la politica economica si cambi anche il governo". Insomma, la stangata è dietro l'angolo. "Gli italiani - assicura Capezzone - se ne ricorderanno e giudicheranno questo governicchio anche per questo". Le quotazioni di Letta e compagni non sono mai state tanto basse. "Finish. Renzi con l’intervista della Stampa manda a casa Letta e Alfano, sempre che abbiano un minimo di orgoglio", tuona il gruppo di Forza Italia della Camera. Capito che il duo Letta-Alfano è perdente, il sindaco di Firenze ha deciso di lasciarli al proprio destino per non pagare il prezzo di una parentela dannosa.
"Renzi se li vuole mangiare, per ora gioca come un gatto con il topo", spiegano i deputati azzurri che, nel Mattinale di oggi, tornano a invocare un governo di scopo che riformi la legge elettorale maggioritaria e affronti la tragedia del lavoro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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