Roma - Nelle ore roventi che precedono la sentenza Ruby il Pdl riflette sulla propria fisionomia, sulle scelte da compiere per affrontare la difficile stagione di lotta e di governo e rilanciare il partito. Ad animare il dibattito ci pensa Sandro Bondi con una intervista in cui assegna a Daniela Santanchè un possibile ruolo da «armonizzatrice» del partito, attraverso un suo coinvolgimento diretto nella cabina di regia di via dell'Umiltà.
«Se qualcuno pensa che noi possiamo separare il nostro destino o quello del nostro impegno al governo da quello di Berlusconi, non ha capito niente della nostra storia» dice al Corriere della Sera il senatore e coordinatore del Pdl Bondi, che propone come sostituto di Ignazio La Russa - già coordinatore del Pdl, passato con Fratelli d'Italia - Daniela Santanchè. «Contribuirebbe a rafforzare e unire il partito» spiega. «Posso non pensarla come lei su molte questioni, ma riconosco che Daniela è una risorsa del partito, una voce che rappresenta una parte significativa del nostro elettorato». Bondi riferisce di avere solo «accennato» della sua idea a Silvio Berlusconi.
Bondi ricorda anche che non sempre, negli ultimi mesi, il gruppo dirigente ha mostrato compattezza sulla centralità del ruolo del fondatore. Prima delle ultime elezioni, «quando si parlava delle primarie la maggioranza del gruppo dirigente del Pdl ha sbandato paurosamente nei confronti di Berlusconi». «In un cruciale ufficio di presidenza l'intero gruppo dirigente, con l'eccezione di Galan, Santanchè, Prestigiacomo, Bernini, Verdini, Crimi e Capezzone, si schierò per la prima volta in aperta contrapposizione a Berlusconi», «il paradosso è che alcuni di coloro che consideravano esaurita la sua leadership ora si trovano al governo solo in virtù del successo ottenuto proprio da lui. Questa divisione è rimasta e non si è ancora rimarginata. Per questo oggi dobbiamo dare un segno di cambiamento e di riequilibrio».
Oggi, dice Bondi, «la nomina di Daniela Santanchè a coordinatore nazionale del Pdl, al posto di La Russa che se n'è andato, contribuirebbe a rafforzare e a unire tutto il partito». «Confido - aggiunge a proposito di Alfano - che Angelino saprà comprendere il significato della mia proposta» e in ogni caso «il suo ruolo di segretario politico deve restare indiscutibile».
Per il partito invece meglio tornare a chiamarsi Forza Italia: «l'esperienza del Pdl come unità dei moderati è fallita per responsabilità di Fini, di Casini e infine di Monti». Marina Berlusconi prossimo candidato alle elezioni? «Sarebbe una bellissima notizia», ma è «lei per prima a non volere un suo impegno politico». Nessuna divergenza con Denis Verdini, «è sempre stato ed è per me un amico».
Il segnale pro Santanchè lanciato da Bondi viene letto come il tentativo di ricucire la trama, ultimamente sfilacciata, dell'unità interna e ricostruire un ponte tra le diverse anime dopo i malumori sorti per il progetto di rifondazione messo in campo dalla stessa responsabile organizzazione del Pdl, da Denis Verdini e Daniele Capezzone. Un piano che prevederebbe il ritorno al '94, e quindi a un partito leggero e movimentista, più legato all'idea di fondo, allo spirito - e forse al nome stesso - di Forza Italia.
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