L'idea fissa di Enrico: spremere gli italiani

Bisogna riconoscere che come rinvia Letta non rinvia nessuno, e penso anche all'Imu. Egli è un fuoriclasse della dilazione

L'idea fissa di Enrico: spremere gli italiani

Forza Italia, per solidarietà verso Silvio Berlusconi assediato dai giudici e in procinto di andare in galera, comunica che i propri parlamentari rassegnano le dimissioni. I quali si lanciano: rinunciamo alla cadrega, siamo compatti. La notizia suscita scalpore, indignazione, rabbia eccetera nella sinistra. Esterrefatto, il capo dello Stato si affretta a dire: le elezioni anticipate ve le sognate. Tutta roba scontata. Ciò che fa impressione è altro: i progressisti si mettono le mani nei capelli. Perché? Se cade il governo - affermano - siamo rovinati: cosa diranno la Ue e gli Stati Uniti, dove Enrico Letta si è appena recato col cappello in mano per raccattare due dollari allo scopo di rinvigorire l'economia patria? Ma chissenefrega - verrebbe spontaneo replicare - dell'Europa e degli americani, che non mollano mai un centesimo, semmai ci spennano e chiedono favori? Transeat.

Poniamo che il premier sia costretto a farsi da parte. Sai che disastro. Il suo è un esecutivo talmente sciapo che averlo o non averlo l'è istess, per dirla alla lombarda. Da quando si è insediato, eccelle soltanto nel manifestare buone intenzioni. Facciamo questo, facciamo quello; e non combina nulla. L'ultima prodezza all'insegna del tiriamo a campare l'ha sfornata ieri. Udite udite: l'aumento dell'Iva non ci sarà. O meglio: è rimandato a gennaio. Bisogna riconoscere che come rinvia Letta non rinvia nessuno, e penso anche all'Imu. Egli è un fuoriclasse della dilazione. Si ispira, evidentemente, ai sacri principi di Giulio Andreotti: non risolvere oggi un problema che potrai risolvere domani o mai.

L'imposta sul valore aggiunto dunque non cresce subito; in compenso rincara immediatamente la benzina perché occorre recuperare il mancato maggiore introito. Come se il prezzo del carburante non incidesse nelle tasche dei cittadini, dei consumatori e dei produttori. Qui non è necessario un bocconiano per spiegare un concetto elementare: se cancelli una tassa e ne metti un'altra uguale, il risultato non cambia. Qualsiasi cretino è capace, per fare soldi, di inasprire i tributi.
Un qualunque lavoratore che incassi ogni mese 1.200 euro è consapevole che non può spenderne 1.300 se non accumulando debiti. Di conseguenza, per non uscire dal budget, taglia le spese sottoponendo se stesso e la famiglia a pesanti sacrifici. Letta invece, come d'altronde i suoi trenta o quaranta predecessori, non taglia niente, neanche le proprie unghie e, pur di non spremersi le meningi, se gli serve un miliardo lo preleva a noi.
Un tipo del genere anche se lo perdiamo non scoppiamo a piangere. Intendiamoci, non ce l'abbiamo con lui, povero ragazzo. Ci limitiamo a segnalare la sua inconsistenza di statista e anche di ragioniere.

E a ricordargli che Mario Monti almeno parlava di spending review, cioè revisione della spesa. Non l'ha neppure cominciata, ma l'idea di realizzarla ce l'aveva. Letta non sa manco che cosa sia. E dovremmo pregarlo di restare?

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