L'ingegnere «social» espulso dal Carroccio

La storia di Busato, il paladino dell'orgoglio veneto

L'ingegnere «social» espulso dal Carroccio

«Aiutami a creare la nuova Repubblica Veneta!» Hai detto niente. Ambiziosa la sfida che Gianluca Busato, ingegnere, nato il 14 maggio 1969 a Treviso, dove vive e risiede, ha deciso di far rimbalzare sulla rete internettiana per arrivare a fare della sua regione, e con le sue ragioni, uno staterello a parte. Ambiziosa come lui, del resto. Già preso dal fuoco della politica sin da quando sedeva nel banchi del liceo scientifico «Leonardo da Vinci». Fin da quando, parole sue, «sentivo il bisogno di proporre un mondo diverso da quello che ci indicavano le forze tradizionali».
E così eccolo, il Busato della prima ora che, con pochi amici organizza un movimento indipendente che riesce localmente a battere persino le liste ispirate alla Dc e al Pci dell'epoca. Ed è quel successo, anche se in scala minimale, che accende il suo primo razzo propulsore che lo proietterà verso nuovi orizzonti. Che lo spinge a stringere legami e amicizie con movimenti indipendentisti internazionali, a fargli maturare la convinzione, lo citiamo testualmente ancora: «Che l'indipendenza del Veneto non fosse un nostalgico richiamo alle glorie passate ma una concreta opportunità per il futuro della nostra terra».
Dopo un'esperienza tumultuosa nella Lega Nord, a metà degli Anni Novanta viene eletto consigliere comunale a Casier ma entra in contrasto con i vertici e ammette: «con amarezza ho però quasi da subito dovuto constatare che le speranze di libertà, di indipendenza e, più in generale, di un nuovo modo di fare politica che avevo riposto nella Lega Nord erano state deluse». E, per aver criticato in maniera decisa la conduzione del partito, viene espulso dalla Lega nel 1997 ecco che spunta il Busato della seconda ora. Che, dopo avere tentato la costituzione del Partito indipendentista veneto passando attraverso la fondazione del Partito Nasional Veneto, di Veneto Stato e di Indipendenza Veneta arriva alla svolta nel luglio dell'anno scorso, quando promuove la creazione di «Plebiscito 2013», il Movimento che si è fatto catalizzatore, spiega l'ingegnere di Treviso «del diritto dei veneti a decidere in prima persona il proprio destino attraverso il pronunciamento di un referendum democratico.

Plebiscito è la novità che nasce dalla fusione di tre grandi passioni: la tecnologia, la politica e il Veneto libero e indipendente». Capito il messaggio? Chissà, forse, l'hanno capito ancora meglio i veneti che hanno deciso di votare e che ieri sera in piazza dei Signori a Treviso hanno festeggiato questa sorta di happening secessionista.

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