Roma - Debito pubblico a livelli record, crisi economica che si aggrava, spread che ritorna ai massimi dal gennaio scorso. E, a fine giornata un'altra mazzata di Moody's che, dopo aver declassato l'Italia, ha tagliato il rating di 23 enti locali e di dieci banche tra le quali i campioni Intesa e Unicredit. Sono passate solo due settimane dai facili entusiasmi per l'esito del Consiglio Ue di fine giugno, quello della «vittoria» di Mario Monti su Angela Merkel, ed ecco che la barca Italia ritorna a ballare paurosamente. Ecco perché, per favorire la crescita del pil, il governo starebbe pensando a varare, nel prossimo Consiglio dei ministri, un provvedimento per accorpare le festività e aumentare i giorni lavorativi.
La «prima» doccia fredda arriva dal Fondo monetario internazionale: le stime rese note ieri parlano di un pil italiano che decresce dell'1,9% quest'anno e dello 0,3% nel 2013. Cifre brutte, anche se immutate rispetto alle previsioni della scorsa primavera. Per colpa dell'Europa la ripresa globale si sta indebolendo, e i rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati. «Italia e Spagna hanno fatto passi importanti nella giusta direzione - osserva il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard - ma possono farcela solo se riusciranno a finanziarsi a tassi ragionevoli. Resta il rischio che peggiori il circolo vizioso e che uno dei due Paesi perda l'accesso ai mercati».
All'Europa, il Fondo monetario chiede di agire in fretta, perché «il tempo sta per finire». Occorre completare i processi di unione bancaria e fiscale. La Bce ha ancora spazio per ridurre i tassi d'interesse. «Gli spread - spiega il capo del dipartimento fiscale del Fondo, Carlo Cottarelli - riflettono i problemi dell'intero progetto europeo: bisogna rassicurare i mercati sul fatto che questo progetto rimanga fattibile». Qualche campanello dovrebbe suonare all'orecchio della cancelliera tedesca.
I mercati accolgono le preoccupazioni del Fmi con reazioni negative, soprattutto nel comparto dei titoli di Stato. Lo spread Italia-Germania si porta rapidamente vicino a quota 500 punti base. Il differenziale di rendimento dei titoli decennali tocca 495 punti, il massimo dal 16 gennaio, il tasso sui titoli del Tesoro arriva al 6,16%. Sui bonos spagnoli lo spread sfiora 560 punti. Il cosiddetto «scudo antispread», per ora, esiste solo sulla carta. A fine giornata lo spread rientra leggermente a 489 punti, mentre le Borse europee chiudono con ribassi contenuti (Milano -0,82), ad eccezione di Madrid, che cede il 2,24%.
Intanto, il debito pubblico del nostro Paese continua ad aumentare, raggiungendo i 1.966,3 miliardi in maggio. Paradossalmente, ricorda Bankitalia, debito e fabbisogno sono cresciuti a causa delle erogazioni pro quota dell'Italia a favore dei Paesi Ue in difficoltà, 1,8 miliardi di euro. Per il resto, i conti italiani appaiono sotto controllo. Le entrate fiscali, rileva Bankitalia, aumentano (nei primi cinque mesi dell'anno 1,6 miliardi in più dello stesso periodo 2011).
Nella notte da New York l'ultima stangata.
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