"Liti miopi sul logo: così si uccide il futuro di An"

Gianni Alemanno: "Non ostacolare l'unico percorso per la riunificazione"

"Liti miopi sul logo: così si uccide il futuro di An"

Roma - Prima viene l'unità della destra, almeno per Gianni Alemanno. L'ex sindaco di Roma spiega la decisione della Fondazione di permettere a Fratelli d'Italia e a Officina per l'Italia di utilizzare il simbolo di An, seppure a precise condizioni. Tutto regolare, altro che scippo come sostiene Francesco Storace.
Storace che parla di una criptodestra, la vostra, che non dà parola a chi la pensa diversamente. E dice che farà ricorso.
«Posso capire, ma ricordo che il 14 dicembre un notaio ha certificato un appello nominale in cui risultano 60 voti in più del numero legale. Ma non è accettabile politicamente la convergenza contro di noi di due posizioni contrapposte. Da un lato c'è chi ha fatto una scelta diversa, aderendo ad altre formazioni politiche di centrodestra, ma vuole impedirci di raccogliere in modo trasparente l'eredità di An. Sul fronte opposto non si comprende l'atteggiamento di Storace e degli altri che, intransigenti, finiscono per ostacolare l'obiettivo di tornare uniti».
Si dice che 290 voti sono pochi per legittimare, si rischiano rotture?
«Facciamo chiarezza. Nell'Assemblea si è unito un blocco di persone che, partendo da Fratelli d'Italia e da Officina per l'Italia, ha trovato una sintesi su un preciso progetto politico. Nessuno vuole regalare a Fratelli d'Italia il simbolo di Alleanza Nazionale, tanto meno Giorgia Meloni e Ignazio La Russa pensano di poter imporre la loro volontà unilaterale su tutta un'area politica. Se si legge la mozione approvata dalla Fondazione di An è chiaro che l'obiettivo è un altro: lanciare un congresso costituente per coinvolgere tutti coloro che vogliono creare una nuova casa per la destra».
Meloni auspica un partito che riunifichi la destra.
«Concentriamoci sui grandi temi. Il partito che serve dovrà riavvicinare gli italiani alla politica. Puntiamo, poi, a una sovranità autentica, a diminuire la burocrazia e a smettere di farci comandare dalla Merkel».
Conferma le primarie?
«Si svolgeranno, aperte a tutti, il 26 gennaio per eleggere ogni carica politica e periferica. Non ci saranno rendite di posizioni io stesso non l'ho chiesta».
Come si garantisce questo processo?
«La decisione, all'origine delle polemiche interne dei giorni scorsi, di scegliere Fratelli d'Italia e l'Officina per l'Italia, come interlocutori principiali di questa aggregazione, nasce dalla necessità di fare i conti con la realtà. Fratelli d'Italia è l'unica formazione politica collocata a destra che ha ottenuto una rappresentanza parlamentare attraverso un esplicito mandato elettorale. Quindi, qualsiasi ipotesi di creare una grande aggregazione a destra non può prescindere da questa realtà».
E tra gli alleati più motivati c'è sempre Silvio Berlusconi
«Come lui siamo convinti che le priorità siano quelle di affrancarsi da questo governo e dalla posizione di Alfano e di questo esecutivo sempre più spostato a sinistra, sempre più renzizzato».
I Forconi minacciano a Roma...
«Intendiamoci, chi provoca incidenti va condannato sempre. Io però preferisco notare la parte buona, quella stretta al nostro tricolore, e mi piace tanto».


A proposito di tricolore, l'uscita del nuovo segretario della Lega Matteo Salvini che ha parlato di secessione non le sembra una minaccia seria per l'unità della nuova destra italiana?
«La Lega dice che vuole affrancarsi dall'euro e poi mette in discussione l'unità nazionale. Se cerchi di affrontare una sfida europea devi avere dietro le spalle uno Stato nazionale unito. È tempo che la Lega chiarisca una volta per tutte questi equivoci se vuole continuare a stare con noi nel centrodestra».

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