La Kyenge chiude alla Lega: "Non andrò alla loro festa"

Maroni tenta la mediazione, ma Bossi lo attacca. Kyenge non va alla kermesse leghista e salta il confronto con Zaia. Il governatore: "Disponibile a venire io alla festa piddì"

La Kyenge chiude alla Lega: "Non andrò alla loro festa"

Cecile Kyenge non parteciperà alla festa della Lega Nord. "Rimane aperta la sua disponibilità al dialogo ed al confronto, ammesso però che si creino le adeguate condizioni", ha spiegato il ministro all'Intergrazione. Una chiusura che estremizza lo scontro che si sta consumando da giorni all'interno del Carroccio. I lumbard sono fibrillazione. Gli insulti e gli scontri con il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge non sono cessati nemmeno dopo l'intervento distensivo del segretario Roberto Maroni. Tanto che dal Carroccio arrivano nuove bordate. Ci pensa Umberto Bossi che non perde l'occasione per attaccare Maroni: "È lei che fa di tutto per non essere amata. Io non l'avrei invitata alla nostra festa". I

La goccia che ha fatto traboccare l'acvqua dal vaso è stata la protesta di tre conisiglieri leghisti di Cantù che all'arrivo del ministro hanno lasciato il Consiglio comunale. Così, dopo gli insulti dell'europarlamentare Mario Borghezio e la battutaccia dell'ex ministro Roberto Calderoli, la Kyenge ha lanciato un vero e proprio ultimatum a Maroni mettendo in forse la partecipazione alla kermesse leghista. "In questo momento - aveva spiegato la Kyenge ieri ai giornalisti presenti in Transatlantico - io aspetto una risposta del segretario. Ho fatto una richiesta e aspetto una risposta". Dopo aver risposto al question time alla Camera, il ministro dell’Integrazione si era intrattenuta a parlare per qualche minuto con l’esponente del Carroccio Gianluca Pini, organizzatore della festa a cui è stata invitata. Nonostante la richiesta fatta al segretario del Carroccio, ieri mattina la Padania ha accusato la Kyenge di schermirsi dietro a un "alibi" per evitare di partecipare alla Festa della Lega Nord di Milano Marittima. Nell’editoriale dal titolo L’alibi canturino, il direttore del quotidiano leghista, Aurora Lussana, ha infatti espresso perplessità per l’atteggiamento dimostrato dal ministro: "Non sarà mica un alibi per sottrarsi al confronto con Zaia? Cantù è famosa per il merletto, i mobili e il basket... ora mi sa anche per l’alibi della Kyenge". "Sono liberi di commentare quello che vogliono - ha replicato la Kyenge - siamo in un momento di cambiamento culturale, credo che ognuno di noi si debba adeguare".

La partecipazione del ministro alla festa del Carroccio era programmata per dopodomani. Ma, aldilà degli articoli della Padania, continuano a piovere critiche. Il primo a non apprezzare i tentativi di Maroni di riappacificarsi con la Kyenge è sicuramente il Senatùr. "La Bossi-Fini... La Bossi-Fini... Questo governo vuole aprire ai clandestini ma per noi, per i leghisti, la Bossi-Fini non si tocca", ha spiegato Bossi. Come riporta il Corriere della Sera, l'ex leader del Carroccio attacca duramente il ministro: "Quella signora fa di tutto per non essere amata. Sulla Bossi-Fini non si dialoga. I nostri non vogliono. Non deve venire alla nostra festa chi vuole distruggere la mia legge". Proprio per questo Bossi è convinto che Maroni stia sbagliando strategia: "Io non le telefonerei...". Il Senatùr non è l'unico a pensarla così. L'ex ministro della Giustizia Roberto Castelli ha accusato Maroni di dare "troppa importanza" alla Kyenge: "È una nullità politica". Affondi che probabilmente hanno contribuito a mandare in fumo la missione di Pini e Marantelli. In serata, infatti, la Kyenge ha deciso di chiudere definitivamente alla possibilità di partecipare alla kermesse leghista.

"Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna - ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia - Kyenge non viene alla nostra festa? Vado io alla festa del Pd, sono disponibilissimo a confrontarmi con lei in quella sede sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione".

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