Come e quanto abbiano grattato i mariuoli del Mose ce lo diranno alla fine dell'inchiesta i magistrati che, essendo guidati dal procuratore aggiunto Carlo Nordio, persona seria e capace, sono affidabili. Noi non siamo in grado di ficcare il naso nelle tasche dei ladri e non ci proviamo neppure. Però, davanti allo scandalo, azzardiamo qualche considerazione politica, ovviamente di carattere generale. La prima è questa: con quale faccia tosta la sinistra ha avuto l'ardire di predicare per 30 anni contro i corrotti quando essa stessa viveva di corruzione? E con quale faccia gli eredi di Enrico Berlinguer - citato ogni due minuti come un santo, addirittura celebrato nel trentesimo anniversario della morte - continuano a minimizzare il loro ruolo nella spartizione di tangenti?
Fingono di non sapere che il mitico segretario comunista, colpito da ictus durante un comizio, s'inventò la famosa questione morale pur essendo consapevole che il Pci campava di rubli illecitamente incassati dall'Urss. Forse è giunto il momento di squarciare il velo d'ipocrisia con cui i progressisti hanno coperto i fatti e i misfatti che, direttamente o indirettamente, li ha visti responsabili. Le vicende veneziane emerse nelle scorse settimane sono talmente chiare nel loro squallore da meritare uno sforzo di sincerità da parte di coloro che si sono impancati a maestri di rettitudine, nonostante abbiano razzolato male per lustri.
Bettino Craxi e Arnaldo Forlani furono condannati alla galera perché il Psi e la Dc lucravano sugli appalti di opere pubbliche. I due leader, secondo le sentenze dei tribunali, «non potevano non sapere» che nei loro paraggi giravano soldi rubati. Il Pci, che pure partecipava alla stessa abbuffata, la fece franca così come si salvarono le gerarchie rosse. La qual cosa autorizzò i postcomunisti a dichiararsi eticamente superiori ai propri avversari, antropologicamente diversi da chiunque bazzicasse in aree politiche di centro e di destra. Che la realtà non fosse questa era noto a tutti gli addetti ai lavori, ma il concetto che gli inquilini (sfrattati) di Botteghe Oscure fossero campioni di onestà si era talmente radicato nella mentalità popolare da resistere ancora (almeno fino a ieri). Tant'è che alle recenti elezioni europee il Pd è stato premiato col 40 per cento (e rotti) di consensi.
Se si tornasse presto alle urne, il Pd confermerebbe il risultato? Forse. Ma oggi se non altro è ufficiale: la categoria dei ladri è trasversale, avendo rappresentanti in ogni partito. E non ci vengano a dire, come accadde in altra epoca, che i vertici democratici ignoravano che le stecche di Venezia fossero destinate a rimpinguare le casse del Pd.
Chi avesse dei dubbi, si rivolga per informazioni a Giorgio Orsoni, ex sindaco della città di San Marco. Sul quale (ormai libero perché ha patteggiato) occorre fare una riflessione.
Egli, pur godendo di un'alta reputazione, si era ridotto a mendicare bustarelle che poi - parole sue - recapitava al partito cui non era e non è iscritto, ma dal quale veniva appoggiato in giunta. Le ammissioni di Orsoni rivelano che la corruzione era stata elevata a sistema, una pratica abituale, al punto che lui stesso si prestava in veste di esattore, senza rendersi conto di commettere un reato. Egli agiva probabilmente come coloro che posteggiano l'auto in seconda fila, i quali, a forza di sgarrare, si persuadono sia un loro diritto violare il codice della strada.
Inoltre, se rispondesse a verità che il grano finiva alla tesoreria del Pd, i dirigenti del medesimo Pd non potrebbero più giustificarsi facendo gli gnorri ovvero dicendo che non sapevano. Non sarebbero credibili. Matteo Renzi è l'ultimo arrivato alla segreteria e non è escluso che sia stato colto di sorpresa dagli scandali, essendone estraneo. Non ce l'abbiamo con lui.
Ma gli chiediamo troppo se lo preghiamo di fare luce anche sui rapporti tra il Pd e le Coop, in modo da sgomberare il campo dal sospetto che ci sia sotto qualcosa di non esattamente corretto? Non è, la nostra, una semplice curiosità. Dato che il premier sostiene di volere fare pulizia, la faccia fino in fondo. Magari in fretta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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