Roma - Borse a picco, con Milano che fa segnare un pesante -4,5%, titoli bancari che sprofondano, spread che risale a 285 punti base per la prima volta da inizio gennaio. Si dice: colpa della Spagna, travolta da un presunto scandalo di fondi neri per il premier Mariano Rajoy e il suo partito. Oppure colpa della banche sotto inchiesta, a cominciare da Monte Paschi. O ancora, versione assai gettonata negli ambienti finanziari, colpa di Silvio Berlusconi che ha promesso di ridurre le tasse in Italia e di restituire l'Imu pagata l'anno scorso. Ma, alla fine, non sarà colpa di chi «chiama» l'aumento dello spread, come ha fatto Mario Monti per danneggiare Berlusconi? È solo un caso che subito dopo le parole del premier uscente sull'effetto negativo del taglio Imu sui mercati, lo spread abbia cominciato ad allargarsi? In sostanza, c'è qualcuno che «fa il tifo» per lo spread?
Non è necessario essere degli «007» per vedere che qualcosa si sta muovendo. Torniamo a qualche giorno fa. Monaco di Baviera, venerdì 1 febbraio, Conferenza sulla sicurezza. Parla il Chief executive officer della Deutsche Bank, Anshu Jain. La Deutsche Bank è quell'istituzione finanziaria che nel luglio 2011 scaricò 7 miliardi di titoli pubblici italiani, dando il via alla corsa dello spread fra i nostri Btp e i Bund tedeschi. Che cosa dice Jain? «Grazie a Dio, la fase acuta della crisi è passata, ma le possibilità di un default di Italia e Spagna restano al 20%. Questo livello in Paesi che devono al mondo 2.000 miliardi di euro (e in questa cifra è evidentissimo il riferimento al nostro Paese, ndr) rappresentano ancora una grandissima preoccupazione». Poco prima, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble, aveva avvertito: «La crisi dell'euro non è finita». Passano solo 48 ore. Domenica, Silvio Berlusconi annuncia la sua proposta di restituzione dell'Imu sulla prima casa, e la progressiva eliminazione dell'Irap. Mario Monti replica nella mattinata di ieri, con un commento scivoloso: «Se si votasse domani e la comunità finanziaria internazionale valutasse il programma di Berlusconi così come si sta configurando, immagino che qualche increspatura sui tassi d'interesse potrebbe esserci». Immancabilmente, poco dopo le parole del Prof, lo spread incomincia a salire, superando i 280 punti per la prima volta da inizio gennaio. Le agenzie di stampa internazionali attribuiscono ai turmoil (subbuglio) in Spagna e Italia l'andamento dei tassi d'interesse. Il partito di Rajoy è sotto accusa per aver ricevuto tangenti, e si parla di elezioni anticipate che sarebbero «un vero choc per i mercati». E poco importa se il premier spagnolo smentisce, e se la Merkel gli offre solidarietà.
E poi c'è il caso Italia. Nelle pagine web del Wall Street Journal si legge che la promessa di Berlusconi di abbassare le tasse «genera preoccupazioni sul fatto che questo potrebbe mettere pressione al bilancio del Paese». «È la fine delle politiche di austerità», commentano gli analisti. Anche per l'Ansa «torna la paura per l'esito delle elezioni, che potrebbe riaprire una nuova fase della crisi del debito». E il Financial Times parla di «preoccupazioni legate ai sondaggi che mostrano la coalizione guidata da Berlusconi recuperare sul centrosinistra». Una tendenza, aggiunge, che fa pensare che «il voto potrebbe portare all'instabilità politica». Sembra che la riduzione dello spread elettorale faccia più paura del differenziale fra i titoli di Stato. Siccome la massima andreottiana non è morta con la Prima repubblica, a pensar male di solito ci si azzecca. E sono in molti a credere che fra Monti e la finanza estera, soprattutto tedesca, l'alleanza anti-Cav sia più viva che mai.
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