Prima mossa di Forza Italia In piazza se Berlusconi decade

Berlusconi: su tasse e Severino non transigo, l'esecutivo non ci deve ignorare. L'amarezza contro i ministri: al governo soltanto grazie a me

Prima mossa di Forza Italia In piazza se Berlusconi decade

Sollevato, alleggerito, persino di buon umore. Lo descrivono così Berlusconi, il giorno dopo l'azzeramento del Pdl. Il Cavaliere ha preso la decisione di rimettere in moto la sua Forza Italia e non ha intenzione di tornare indietro. Certo, la decapitazione dei vertici di partito è stata una scelta dura e sofferta. Una sorta di parto travagliato perché alle ragioni politiche si sono mischiate e continuano a mischiarsi valutazioni di carattere meramente personale. È addolorato dall'atteggiamento di Alfano, suo figlioccio oltre che delfino designato. Ma è soltanto nei confronti di Angelino che dimostra sofferenza per quanto accaduto. Meno benigno nei confronti degli altri ministri e di altri membri della pattuglia dei governisti: «Se sono lì, lo sono grazie a me», ripete sconsolato a chi lo sente. Non c'è ira ma solamente dispiacere e delusione per l'irriconoscenza e l'ingratitudine dimostrata da alcuni berlusconiani, ora alfaniani di ferro.

Il Cavaliere, con la decisione di dare vita a una specie di nuovo predellino, si rimette ben saldo alla guida di Forza Italia: «Ho fatto la cosa giusta; non potevo fare altrimenti. Ma ora dobbiamo lavorare intensamente», dice ai lealisti che lo prendono in parola. Un via vai di telefonate per raccogliere firme a sostegno della nota partorita dall'Ufficio di presidenza con cui di fatto si sono accesi i motori di Forza Italia. Attivissimo, per arrivare al consiglio nazionale del Pdl dell'8 dicembre con una valanga di sottoscrizioni, è soprattutto l'ex ministro Fitto ma non solo. Berlusconi approva, apprezza, quasi liberato e rianimato dopo lo choc subito il 2 ottobre scorso quando i governisti lo hanno stoppato, il giorno della fiducia al governo.
Il Cavaliere non vuole far saltare immediatamente il banco di palazzo Chigi ma su due questioni non transige: la sua decadenza e le tasse. Il primo nodo è l'atteggiamento da tenere nei confronti dell'alleato di governo dopo l'eventuale assassinio politico a palazzo Madama, il giorno del voto sulla Severino. «Non possiamo stare a braccetto con chi ci ammazza». In quell'occasione la spaccatura con i governisti si farà drammatica e definitiva. «Faranno solo una dichiarazione di solidarietà a me e una vibrante protesta nei confronti del Pd», sostiene il Cavaliere.

Mentre i lealisti sono determinati a gesti ben più forti per ribellarsi a un'ingiustizia e al tentativo di cancellare vent'anni di storia. Si sta valutando l'ipotesi di portare a Roma, davanti a palazzo Madama, centinaia di migliaia di persone per denunciare l'inaccettabile omicidio politico. Un richiamo alla piazza di cui s'è sempre parlato ma che torna in auge soprattutto adesso. Berlusconi, ovviamente, apprezza e lascia fare.
La seconda questione riguarda la politica economica del governo. «Letta non può far finta che io non ci sia più - è il suo pensiero - E con me, nonostante Alfano, continuerà a dover fare i conti sul terreno delle tasse e della riduzione della spesa pubblica». Il pensiero corre alla legge di Stabilità che per il Cavaliere va corretta perché così penalizza l'elettorato moderato e non fa bene al Paese. Quindi, sul fronte della maggioranza di governo, altre fibrillazioni in vista. E se il governo dovesse cadere? Berlusconi, sebbene non sia il suo obiettivo principale perché sa che la partita si gioca su numeri risicatissimi, di certo non si fascerebbe la testa.

C'è il rischio, poi, che un Berlusconi decaduto non sia più ricandidabile. Poco importa: il nome Berlusconi resterà sulla scheda. Anche se della possibile candidatura della figlia Marina preferisce non parlare. Un passo alla volta.

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