"È stato impossibile - se non per piccole cerchie di nostalgici sul piano teoretico e di accaniti estremisti sul piano politico - sfuggire alla certificazione storica del fallimento dei sistemi economici e sociali d'impronta comunista".
A tirare in ballo falce e martello questa volta non è Mario Monti. Non si parla della "gloriosa storia comunista" del Partito Democratico. Le parole sono infatti del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E sono un estratto di un più lungo intervento pubblicato sull'Osservatore Romano.
Il Capo di Stato si concentra sul rapporto tra etica e politica e analizza il crollo delle ideologie, a partire da quella comunista, dal "rovesciamento di quell’utopia rivoluzionaria che conteneva in sè promesse di emancipazione sociale e di liberazione umana e che aveva finito - come, con fulminante espressione, disse Norberto Bobbio - per capovolgersi, nel convertirsi di fatto nel suo opposto".
Alla fine di falce e martello - conclude Napolitano - è sopravvissuta "l'ideologia conservatrice", sempre più simile a un "fondamentalismo di mercato 538em;">, tradottosi in deregulation e in abdicazione della politica, che solo la crisi finanziaria globale scoppiata nel 2008 avrebbe messo in questione".
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