Roma - C’è chi la legge come un avvertimento e una forma di pressione verso Silvio Berlusconii. Chi la interpreta come il tentativo di ancorare il Pdl al nome di Mario Monti. Chi è sicuro si tratti di vere e proprie prove tecniche di scissione. Chi laicamente suggerisce che questi sono i giorni torridi delle liste e quindi è normale giocarsi le proprie carte e mettere in campo il proprio peso.
Di certo la manifestazione di domani mattina al Teatro Olimpico di Roma che sancirà la nascita di «Italia Popolare» e verrà orchestrata da Gianni Alemanno, Maurizio Lupi, Mario Mauro, Roberto Formigoni, Adolfo Urso, Fabrizio Cicchitto, Andrea Augello, Franco Frattini, Maurizio Sacconi, Gaetano Quagliariello, Alfredo Mantovano e Gabriele Albertini sta facendo salire la pressione dentro il partito di Via dell’Umiltà. Lo stesso Silvio Berlusconi ieri mattina, parlando con alcuni deputati, non nascondeva la sua amarezza. «Ci sono persone che ho inventato io e che ora si sentono statisti. Queste iniziative ci indeboliscono nel momento della trattativa, proprio mentre i sondaggi ci accreditano di un recupero del 3% tra gli indecisi. Mi sembra puro masochismo ». L’ex premier non ha neppure nascosto la convinzione che, qualora Monti non dovesse candidarsi, alcuni dei partecipanti possano tornare a bussare alla sua porta in cerca di ospitalità nelle liste. La delusione personale, però, non tracimerà nella dimensione pubblica. Berlusconi, infatti, non prenderà posizione ufficiale contro l’iniziativa. Anzi punterà a presentarla come una prova della volontà di tutti di sostenere Monti.
Naturalmente tra i partecipanti non è difficile leggere sensibilità e posizioni diverse. Se per alcuni Italia Popolare rappresenta un contenitore pronto ai nastri di partenza per correre alle prossime elezioni in sostegno di Mario Monti, per altri l’idea di fondo è quella di portare-Via dell’Umiltà compatta verso la grande alleanza. C’è poi il ruolo sicuramente delicato di Angelino Alfano. Il segretario ha aderito con l’intento di«sminare »l’evento e dare un’idea di compattezza interna. Inoltre, legittimamente, accarezza l’idea di creare una sorte di«correntone » alfanian-montiano. Il suo timore - condiviso da Maurizio Lupi - è, però, quello che gli organizzatori possano alzare i toni e, giocando con la platea, trasformare la riunione in una sorta di divorzio pubblico da Berlusconi. Chi domani non ci sarà è Raffaele Fitto. Indicato sulla stampa tra i sicuri partecipanti, l’ex ministro in realtà aveva declinato seccamente l’invito fin dallo scorso lunedì quando gli era stato chiesto di partecipare, avendo compreso prima di altri che la riunione sarebbe stata interpretata dai mezzi di informazione come una sorta di congiura interna.
Al di là del battesimo di «Italia Popolare », Berlusconi e i dirigenti del Pdl stanno cercando di alzare il pressing su Monti affinché chiarisca le sue intenzioni. Per gli azzurri si annunciano sei giorni di fuoco e di passione. Il premier,infatti,dovrà presiedere l’approvazione della legge di stabilità lunedì e martedì al Senato e mercoledì alla Camera. Ciò vuol dire che il Professore non potrà fare alcun annuncio prima della conclusione dell’iter.
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