La notizia di una nuova enciclica papale dedicata alla fede e pronta per essere pubblicata (si parla del prossimo gennaio) è arrivata ieri nelle ore che hanno preceduto la confessione dell'ex aiutante di camera, Paolo Gabriele al processo presso il tribunale vaticano dove è accusato di furto aggravato di documenti riservati. È arrivata proprio mentre Gabriele parlava davanti ai giudici vaticani e la coincidenza non è sembrata essere un caso. La volontà del Vaticano, infatti, è di spostare il più possibile l'attenzione da Vatileaks ai temi che contano. Su tutti, nell'anno che Papa Benedetto XVI dedica alla fede (l'anno inizia solennemente l'11 ottobre in concomitanza con l'anniversario dei cinquanta anni di apertura del Concilio Vaticano II e dei venti di pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica), il tema appunto della fede con un inedito testo papale dedicato all'unica virtù teologale sulla quale il Pontefice ancora non si è esercitato.
Dopo la Deus Caritas est del 2006 (carità) e la Spe Salvi del 2007 (speranza), dunque un'enciclica dedicata alla fede. Il testo dovrebbe in sostanza contenere in forma più ampia i contenuti dei temi che il Papa andrà ad affrontare nei discorsi durante l'anno della fede. Fra questi il tema capitale della trasmissione della fede in tempi di forte secolarizzazione. Paesi un tempo cattolici oggi hanno popolazioni sostanzialmente non credenti. La sfida è riconquistarli. In pochi decenni terre un tempo fertili di vocazioni al sacerdozio come l'Irlanda, il Quebec, e anche l'Austria, hanno visto un'emorragia di fedeli e insieme di vocazioni. La maggior parte dei cittadini si dichiara oggi non credente e, se crede, ha una fede che la Chiesa definisce «tiepida».
Parlare della trasmissione della fede, inoltre, significa per il Papa tornare a parlare del Concilio Vaticano II. Il punto che ancora divide la Chiesa è come interpretare il Concilio stesso. Il Papa propone una lettura che non rompe con la tradizione passata. Anime più liberal spingono invece per una rottura nel nome di una forte apertura al mondo. Di certo a non essere in discussione è il Concilio stesso. Alcune frange più tradizionaliste come gli scismatici lefebvriani, nel nome di una non accettazione del Concilio, sono ancora fuori dalla Chiesa. E senz'altro sono destinate a rimanervi.
Il Papa ha scritto l'enciclica a Castel Gandolfo questa estate, durante i tre mesi del riposo estivo. Mentre terminava l'ultima lettura del terzo volume del libro dedicato a Gesù di Nazaret, Papa Ratzinger ha lavorato anche a questo testo che dimostra come una delle vene principali del suo pontificato sia quella dello scrittore e insieme del teologo. Prima dell'uscita dell'enciclica comunque, dovrebbe uscire il libro su Gesù editato dalla Rizzoli.
Un alto prelato della curia ha sottolineato che il testo dell'enciclica «è bellissimo» e che il Papa «con il suo linguaggio semplice» è riuscito a «esprimere anche delle verità complesse e molto profonde».
Già un paio di mesi fa, tuttavia, era stato il segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone a confermare l'uscita del testo.
In Vaticano dopo l'annus horribilis, il 2010, nel quale il Papa e diversi cardinali e vescovi vennero accusati di aver coperto i preti pedofili, non si vuole che un altro scandalo, appunto Vatileaks, offuschi l'immagine di un importante papato. Spiegano in curia che Benedetto XVI arriva dopo quattro Pontefici in odore di santità (Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II). Dicono: «è un momento pieno di luce per la Chiesa.
Ma questi scandali amplificati dai media fanno sembrare ogni cosa diversa». Il 6 ottobre arriveranno a Roma per il Sinodo dei vescovi decine di presuli da tutto il mondo. Tutto si spera tranne che Vatileaks e il processo al maggiordomo siano ancora in itinere.
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