Due giorni dopo la batosta incassata alle elezioni amministrative, Beppe Grillo torna a tuonare dal blog. E questa volta se la prende anche con i suoi parlamentari. "Chi vuole un accordo con il Pd - scrive il comico genovese - è pregato di avviarsi alla porta". I toni si fanno più aspri e le reazioni, tra i parlamentari pentastellati, hanno diverse sfumature. Lo spirito critico rimane, ma si nega l’ipotesi di una scissione. Al momento, secondo fonti vicine al M5S, nessuno avrebbe intenzione di formare un nuovo gruppo autonomo.
L’aria che si respira, viene riferito in ambienti parlamentari grillini, è che i "capi" avrebbero tutta l’intenzione di cacciare chi è troppo critico. Tanto che sembra iniziata quasi una vera e propria caccia alle "streghe". O meglio: alle spie. In una mail inviata nelle ultime ore, la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi definisce, senza troppi giri di parole, "stronzi" i parlamentari che "fanno uscire tutto sui giornali". Anche le mail riservate, come quest’ultima che si chiude con un saluto di fuoco: "Grazie per averci tolto anche la possibilità di parlarci in libertà. Sei una merda, chiunque tu sia. R.L.". Domani, potrebbe esserci resa dei conti. Anche se oggi le dichiarazioni sono improntate alla prudenza. I due deputati friulani, Walter Rizzetto e Aris Prodani, rivendicano il diritto a criticare il movimento pur sostenendo di non voler staccarsi dal gruppo. "E poi - osserva Prodani -non c’è nessun automatismo tra voce critica e uscita dal gruppo". Anche Alessio Tacconi, inserito nella categoria dei "dialoganti", parla di "normale dialettica" all’interno di un movimento "fatto da cittadini con sensibilità diverse". E nega qualunque scissione all’orizzonte: "Nessuno ne ha mai parlato".
Altri invece, come Tommaso Currò e Adriano Zaccagnini, anche loro talvolta nell’occhio del ciclone per dichiarazioni o comportamenti considerati non in sintonia con M5S, preferiscono tacere. Anche perché domani pomeriggio ci sarà un’assemblea congiunta. In quella sede verrà fatta un’analisi del voto, alla luce del calo di consensi per i Cinque Stelle. Zaccagnini, che rimane quello più a rischio di lasciare il gruppo per "traslocare" nel gruppo Misto, aspetterà di sentire cosa hanno da dire gli altri: "Vedremo se qualcuno farà autocritica...". Decisioni sul futuro, quindi, saranno legate anche a come si svilupperà l’assemblea e il dibattito. Currò invece, in difficoltà anche per le reazioni degli attivisti in Sicilia, non vuole parlare. Neanche per replicare alle parole dure scritte da Luigi Di Maio su Facebook (e poi condivise da Manlio Di Stefano) nei suoi confronti. Di Maio ha definito alcune dichiarazioni pronunciate da Currò "in malafede" sottolineando che "c’è chi proprio a questo gruppo non vuole bene" e invitandolo a smettere di parlare di "strategie con la stampa". E infatti, oggi Currò non ha voluto dire nulla.
E tutti gli altri? Gli eletti più "integralisti" serrano i ranghi e continuano ad attaccare la stampa con toni sempre più aspri. Alessio Villarosa, vicecapogruppo che da settembre sarà capogruppo del M5S alla Camera in base alla rotazione prevista, annuncia la preparazione di un "resoconto", una sorta di dossier che raccoglierà tutti gli articoli, apparsi sia sui quotidiani sia in televisione, che hanno raccontato "falsità" sul Movimento 5 Stelle. L’obiettivo è quello di "difendersi", viene spiegato, con gli strumenti adatti, come la rettifica.
"Perché io magari posso spiegare a 5-6 persone che le cose non sono andate com’è scritto sui giornali - ha raccontato ancora Villarosa - ma poi la massa non lo sa". Insomma, in questa fase, per molti del M5S il primo problema da risolvere è proprio la comunicazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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