Ora i figli sono tutti uguali Più doveri anche per i nonni

RomaTutti i figli sono uguali. Ora anche davanti alla legge. Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo che elimina dal nostro ordinamento ogni discriminazione tra figli naturali, legittimi e adottivi.
Il testo, già approvato dalle Camere, garantisce uguaglianza giuridica e pari diritti a tutti i bambini nati dentro o fuori dal matrimonio e ha ripercussioni importanti sul piano delle successioni e delle donazioni. Emanato sulla base dei principi contenuti nella legge delega 219 del 2012, il decreto dovrà passare ora l'esame delle competenti commissioni di Camera e Senato e poi tornare in Cdm per il via libera definitivo. Ma quello di ieri è stato un passo importante verso una società e una famiglia profondamente mutate in questi anni. «Questo decreto è molto importante, un segno di civiltà - ha commentato il premier Enrico Letta - scompare l'aggettivazione dal codice civile e la distinzione tra figli di serie A e B. Si è figli e basta».
L'introduzione del principio di unicità non è solo una novità lessicale, ma avrà effetti pratici anche sul codice civile, penale, di procedura civile, penale e su tutte le leggi. E non poteva essere diversamente, se si considera che in Italia, secondo i dati Istat, nel 2011 erano 134mila i nati da genitori non coniugati, con una percentuale di un bimbo su quattro.
Con il testo approvato ieri passa anche il principio per cui la filiazione fuori dal matrimonio produce effetti successori nei confronti di tutti i parenti e non solo dei genitori e il termine «potestà genitoriale» da oggi verrà sostituito con «responsabilità genitoriale». Nel decreto c'è un'altra novità importante che agisce sul piano dei rapporti umani e su quello patrimoniale: viene esteso anche agli ascendenti, cioè ai nonni, il concorso nel mantenimento e gli obblighi familiari rispetto al figlio naturale e gli stessi nonni avranno il diritto-dovere di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni.
Nel recepire la giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, poi, l'esecutivo ha previsto di limitare a cinque anni dalla nascita i termini per proporre l'azione di disconoscimento della paternità e di portare a dieci anni il termine di prescrizione per l'accettazione dell'eredità per i figli nati fuori dal matrimonio. In ambito processuale, infine, viene finalmente introdotto e disciplinato l'ascolto dei minori, se capaci di discernimento, all'interno di quei procedimenti che li riguardano.
«Questo decreto è un atto di civiltà e giustizia - ha commentato Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi -. I bambini hanno diritto al pieno riconoscimento, senza alcuna differenza».
«È sempre una buona notizia per il nostro Paese quando il Governo si occupa di politiche per l'infanzia - è intervenuto anche Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza -.

Sono preoccupato, però, che la delega alla Famiglia non sia stata assegnata in modo coerente ad alcun ministero. Sono necessari, inoltre, ulteriori passi in avanti, a cominciare, come ho avuto modo già di dire al Ministro Cancellieri, dalla riforma della giustizia minorile».

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