Gli orfani della mafia fissati coi complotti

È partita la corsa per individuare nessi e intrecci tra le cosche e l’attentato pugliese: ma è solo una gara a chi la spara più grossa

Gli orfani della mafia fissati coi complotti

Roma E se alla fine viene fuori che è stato l’atto di un singolo demente, una specie di Breivik alle cime di rapa, chi glielo spiega alla Camusso o a Ingroia, alla Annunziata, alla «Carovana della legalità» o ai maniaci delle trame alla Dan Brown, tipo il fratello di Borsellino o i frequentatori di blog come quello de il Fatto quotidiano?
Bastava accendere la tv, sfogliare i giornali o frugare nella rete, in questi due ultimi giorni, per assistere ad una sfrenata fiera delle vanità complottiste, ad una imbarazzante gara a chi metteva insieme più «nessi» e «coincidenze» e disegnava inquietanti intrecci (tra mafie, Stato, politica, servizi segreti, finanza mondiale, massoneria, terrorismo di destra e di sinistra e pure di centro, magari una spruzzata di banda della Magliana dell’appena riesumato De Pedis) per spiegare l’ordigno a gas fatto esplodere davanti alla scuola di Brindisi. E così, per molti analisti eccitati dall’idea di stare assistendo ai primi, tragici vagiti di una nuova e oscura strategia della tensione, le parole degli investigatori, ieri, sono state una vera doccia fredda. Il «gesto di un singolo», probabilmente squilibrato, abbastanza inetto da farsi riprendere dalle telecamere mentre innescava la bomba. Una delusione. Uno che magari non aveva neppure nozione di tutte le pazzesche coincidenze elencate da Susanna Camusso su l’Unità: «Difficile non pensare a un atto della criminalità organizzata, magari con collegamenti con l’eversione, mentre ci sono le elezioni, c’è la carovana della legalità in città, alla vigilia del ventesimo anniversario della strage di Capaci e del funerale di Stato di Placido Rizzotto, il sindacalista ucciso dalla mafia». Nient’altro? Quanto agli obiettivi di cotanta organizzazione stragista, la leader Cgil non ha dubbi: «Ci sono poteri violenti, interessi nascosti che vogliono occupare lo spazio della politica con l’arroganza, le armi e la violenza. È un progetto che non casualmente emerge in un paese in grave difficoltà economica, con la classe politica divisa e indebolita», e via così.
Anche Lucia Annunziata non ci stava, a restare orfana del Grande Complotto: aveva organizzato tutta la sua puntata di In Mezz’Ora attorno a Brindisi, starring il mitico Ingroia, e un’ora prima gli inquirenti smontano tutto dando la colpa a un pazzo? Ecco allora i pensosi ragionamenti sulla «stagione delle stragi» e le sue similitudini con l’oggi offerti ai telespettatori, ecco il tizio della Carovana antimafia che, collegato in diretta da Brindisi, assicura che il killer «non poteva essere solo», checché ne dicano gli investigatori; ecco i vaticini di Ingroia. Lucia Annunziata gli mette la questione su un vassoio d’argento: quando ha saputo della bomba ha ripensato alle stragi del ’92-’93? «Devo dire che ci ho pensato subito», sospira lui. Poi si cautela, mette le mani avanti spiegando che si tratta di «opinioni personali» e che si è ancora «nel campo delle supposizioni», ma lui l’analogia ce la vede tutta e la sua analisi è a 360 gradi: «Siamo in una fase di passaggio politico e istituzionale molto delicato, con la formazione di nuovi partiti politici, di nuove maggioranze e coalizioni. Siccome, come sappiamo, la mafia non riesce a fare a meno di rapporti con la politica, come dire, si mette sul mercato». La bomba forse vuole anche fermare Grillo, sta a vedere. Di certo il comico ci crede, e per altro fa sapere che per lui l’esplosione di Brindisi non è certo una sorpresa: «Era nell’aria», e di certo serve ad «impedire il cambiamento», che sarebbe lui. Quanto a Ingroia, il pm è certo che, seppure si fosse trattato del gesto di un singolo, si tratterebbe di «una mente raffinata e non un pazzo», e la risposta da dare è «approvare in tempi brevi» la legge anti-corruzione.

Se Ingroia ci va cauto, il Fatto invece dà per certo (nell’edizione on line) che ci sia una pista che porta nientemeno che «alla trattativa bis tra Stato e mafia». Ah, ecco. E prima o poi lo zampino di Berlusconi, anche a Brindisi, lo troveranno.

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