Osa criticare Boccassini: pm cacciato

Il giudice Spiezia, autore della relazione contro Ilda "la rossa", è stato subito allontanato dal suo posto

Osa criticare Boccassini: pm cacciato

Milano - É durata poco la messa in stato di accusa di Ilda Boccassini, procuratore aggiunto della Repubblica e capo del pool antimafia di Milano. Neanche il tempo di asciugare l'inchiostro sui giornali che riportavano la relazione della Procura nazionale antimafia che attribuisce alla dottoressa con i capelli rossi una lunga serie di violazioni degli obblighi di collaborazione con i colleghi e con i suoi stessi sostituti: e dai vertici della Procura nazionale parte un comunicato che, sconfessando la relazione della stessa Procura, tesse le lodi di Ilda e del suo pool. Ma la notizia è soprattutto un'altra: l'autore della relazione contro la gestione della Boccassini viene allontanato dal suo posto. Non sarà più lui a occuparsi di quanto accade a Milano. Il magistrato che paga col cambio di mansioni le critiche alla Boccassini è Filippo Spiezia, napoletano, 51 anni, in forza come sostituto alla Direzione nazionale antimafia (che è il nome ufficiale della superprocura). Alla Dna, ognuno dei sostituti ha la competenza su una determinata area del paese: mantiene i contatti con i pool antimafia di quel territorio, riceve le notizie, coordina le indagini. Spiezia aveva la competenza ad occuparsi di Milano. É in questa veste che ha dovuto occuparsi del pool diretto da Ilda Boccassini, seguendone le inchieste, venendo spesso a Milano, dialogando con i componenti del pool del capoluogo lombardo. Quando è venuto il momento di mettere nero su bianco, nella relazione annuale della Dna, le sue valutazioni sulla situazione milanese, Spiezia ha dapprima dato atto dei numerosi successi incassati dal pool di Ilda nella caccia al crimine organizzato. Ma poi ha, senza tanta diplomazia, indicato anche le «criticità» della interpretazione del suo ruolo da parte della Boccassini, sia nei rapporti con la Dna che all'interno del pool stesso. «Perduranti criticità nei rapporti con la Dda di Milano, che incidono sull'esercizio delle funzioni di questa Dna», impedendo di «cogliere tempestivamente e in modo sostanziale i nessi e i collegamenti investigativi tra le altre indagini in corso sul territorio nazionale», «preclusione posta a conoscere specificatamente gli atti relativi ad indagini in corso e, tanto meno, le richieste cautelari avanzate». D'altronde «le notizie relative alle indagini dei singoli procedimenti non risultano essere patrimonio comune di tutti i magistrati componenti della Dda».

La relazione di Spiezia andava dunque a toccare un tasto dolente del profilo professionale della Boccassini, cui spesso i suoi capi, pur riconoscendone le capacità professionali, hanno accusato di essere refrattaria al lavoro di squadra, di non fidarsi di nessuno che non la pensi esattamente come lei. In passato, sia Francesco Saverio Borrelli, suo capo a Milano, che Giancarlo Caselli, che lo fu a Palermo, si erano scontrati con lei proprio su questi temi, e Ilda ne era uscita sconfitta. Stavolta invece a perdere è il collega che ha osato accusarla: il nuovo capo della Dna, Franco Roberti, di fronte alla arrabbiatura di Ilda - sostenuta apertamente dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati - ha disposto che d'ora in avanti ad occuparsi di Milano non sarà più Filippo Spiezia ma un altro sostituto nazionale, Anna Canepa.

Motivo, come si spiega lo stesso Roberti, le «difficoltà di dialogo» tra Spiezia e il pool milanese, ovvero con la Boccassini. Davanti a queste difficoltà, sarebbe stato lo stesso Spiezia a gettare la spugna: dopo avere messo per iscritto il suo pensiero sulla famosa collega.

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