Chi ha una discreta memoria ricorderà lo scandalo che suscitò alcuni anni orsono, ai tempi del secondo governo Romano Prodi (2006-2008), il viaggio di Clemente Mastella, allora ministro della Giustizia, da Roma a Milano. L'uomo di governo, leader dell'Udeur, considerato indispensabile per tenere in piedi la maggioranza di centrosinistra, aveva diritto ad usufruire dell'aereo di Stato per le sue trasferte istituzionali.
Poiché egli aveva un impegno di lavoro nel capoluogo lombardo, approfittò della circostanza per seguire con il figlio il Gran premio automobilistico (Formula 1) a Monza. E portò con sé sul jet il familiare senza oneri aggiuntivi a carico delle casse pubbliche. Ovvio, il velivolo, che avesse o no a bordo l'erede del ministro, sarebbe comunque decollato da Roma e atterrato a Linate. Per cui Mastella non ebbe alcuna remora a farsi accompagnare dal figlio nella consapevolezza che ciò non avrebbe implicato una spesa extrabudget. Una scelta, la sua, pienamente legittima.
Nonostante ciò, come si venne a sapere che l'ex democristiano aveva ospitato sull'aereo una persona a lui cara, non facente parte del proprio staff, scoppiò una polemica di fuoco, che divampò per giorni e giorni, finché la grana non fu archiviata perché il fatto non fu giudicato scorretto. Dopodiché non se ne parlò più. Ma ancora adesso Mastella è guardato storto per quella vicenda, benché rivelatasi assolutamente regolare. In Italia per rovinarsi la reputazione non è necessario commettere un peccato; basta che i giornali ti accusino di averlo commesso. Una eventuale assoluzione con «formula piena» non è sufficiente a cancellare la macchia nera.
Cosicché sor Clemente, innocente o no, non importa, presenta una reputazione non del tutto pulita. È assurdo, lo so, ma non c'è nulla da fare. Sarà che lui è un vecchio democristiano, sarà che è stato addirittura il braccio destro di Ciriaco De Mita, sarà che non si è mai nettamente schierato a sinistra, gli avversari non gli perdonano nemmeno gli sgarri che non possono essergli attribuiti per manifesta infondatezza delle accuse.
Ben altro trattamento è stato riservato dai media alla presidente della Camera Laura Boldrini. La quale recentemente si è recata in Sud Africa, allo scopo di partecipare alle esequie di Nelson Mandela, insieme con il fidanzato o compagno o come lo volete chiamare. Va da sé che nessuno ha avuto niente da ridire sul fatto che il giovin signore fosse ospite sull'aereo di Stato diretto laggiù, in fondo al Continente nero. Egli non ha pagato un centesimo per volare? Il problema non è stato nemmeno posto, se non da qualche fogliaccio di destra definito «macchina del fango».
La signora Boldrini non è manco stata sfiorata dal sospetto di aver agevolato il moroso, magari pagandogli anche vitto, alloggio e generi di conforto con i soldi degli italiani. Figuriamoci. Può addirittura darsi che sia stato lui a saldare ogni conto della missione. Non è questo il punto. Vorremmo solo sapere perché i giornali progressisti, gli stessi che massacrarono Mastella per la capatina a Milano col suo «bambino», nel caso analogo alla Boldrini non abbiano sprecato una goccia di inchiostro.
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