Una lobby omosessuale che agisce all'interno del Vaticano e Papa Bergoglio ne sarebbe informato. Anzi, ne avrebbe parlato in udienza privata con i vertici della Clar, la Confederazione Latioamericana dei Religiosi e delle religiose lo scorso 6 giugno in un incontro all'interno della Biblioteca vaticana.
«Nella Curia hai persone sante, veramente, persone sante. Però c'è anche una corrente di corruzione, c'è anche questa, è vero. Si parla di lobby gay, è vero, c'è qui. Dobbiamo vedere quello che possiamo fare». Queste sarebbero le parole del Pontefice riferite dai rappresentanti della Clar a un sito web cileno che ha riportato ampi stralci del discorso di Papa Francesco. Dal Vaticano è arrivato un secco «no comment»: il direttore della Sala Stampa, il gesuita Padre Federico Lombardi, non ha voluto commentare la notizia spiegando: «Si è trattato di un incontro di carattere privato, non ho alcuna dichiarazione da fare sui contenuti della conversazione».
Ma della «lobby gay» in Vaticano se ne parla ormai da tempo: il collegio cardinalizio ne aveva discusso anche durante le congregazioni generali che hanno preceduto il conclave dello scorso marzo; diversi cardinali nei giorni subito precedenti all'elezione di Bergoglio al soglio di Pietro avrebbero preso la parola e denunciato pubblicamente l'esistenza di questa corrente omosessuale che lavora all'interno dei Sacri Palazzi. Non è da escludere quindi che Papa Francesco ne sia stato informato proprio in quell'occasione dai confratelli porporati o magari ne sia venuto a conoscenza sfogliando le pagine dell'ampia relazione sul Vatileaks dei tre cardinali ultraottantenni che hanno indagato sullo scandalo del furto dei documenti di Papa Benedetto XVI.
All'interno dei due volumi consegnati lo scorso 17 dicembre a Ratzinger dai cardinali Juliàn Herranz Casado, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi, ci sarebbe, infatti, una fotografia perfetta di come questa lobby omosessuale agisca all'interno della Curia Romana, con l'appoggio di numerosi laici ed ecclesiastici. Una descrizione precisa della situazione attuale della Curia ottenuta grazie ai colloqui dei tre porporati con decine e decine di dipendenti della Santa Sede e del Governatorato Vaticano. E così giovedì scorso, Francesco, in quest'udienza privata con i religiosi e le religiose sudamericane avrebbe affrontato il problema della «lobby gay», parlando, secondo i vertici della Clar, della necessità di lavorare su questo tema scottante insieme agli otto cardinali suoi consiglieri. A lanciare l'allarme lo scorso dicembre, pochi giorni dopo la consegna della «Relationem» sul Vatilekas a Benedetto XVI, era stato anche Don Dariusz Oko, teologo del dipartimento di Filosofia dell'Università Pontificia «Giovanni Paolo II» di Cracovia, diocesi retta dallo storico segretario di Papa Wojtyla, Stanislaw Dziwisz. «Nella Chiesa agisce una potente lobby omosessuale che gestisce nomine e promozioni in stile mafioso» aveva raccontato il sacerdote, convinto anche che un folto gruppo di teologi «rifiuti il magistero della Chiesa sull'omosessualità» e «non accetti che la tendenza omosessuale sia un disturbo della personalità». Un'ideologia di genere secondo Don Oko, diffusa proprio da teologi, professori e psicologi che insegnano all'interno di atenei ecclesiastici molto quotati.
Questa potente lobby omosessuale sarebbe oggi però nel mirino di Papa Francesco: secondo i meglio informati d'Oltretevere, Bergoglio, venuto a conoscenza della sua esistenza, vorrebbe al più presto affrontare e risolvere la questione (insieme a quella della massoneria e della corruzione in Vaticano) con l'aiuto degli otto cardinali-consiglieri che incontrerà il prossimo ottobre in Vaticano e con i quali si recherà in pellegrinaggio ad Assisi.
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