Gli italiani amano l'Italia? La domanda che mi posi quando nel 2006 scrissi il libro autobiografico Io amo l'Italia riceve delle risposte quantomeno dubbie dai fatti recenti che sostanziano la crisi profonda in cui siamo precipitati. La magistratura che dopo circa 50 processi, di cui 41 conclusisi senza condanna, è riuscita a tarpare le ali al Berlusconi politico ma i politici e i cittadini che plaudono alla decapitazione per via giudiziaria del principale partito italiano (secondo i recenti sondaggi il Pdl è al 29%), si sono chiesti quale sarà la conseguenza per la nostra democrazia e per la sicurezza del fronte interno, nonché il danno che potrebbe aversi qualora uno dei primi contribuenti delle casse dello Stato (9,7 miliardi di tasse versate in 18 anni) dovesse decidere di trasferire all'estero l'insieme delle sue attività? La magistratura e i politici che hanno nobilitato come dissidente politico il magnate kazako Ablyazov per il rimpatrio della moglie e della figlioletta sono da considerarsi amanti dell'Italia per essersi accaniti contro le nostre istituzioni rischiando di far cadere il governo Letta? Amano l'Italia i Monti e i Letta che per far cassa sembrano determinati a svendere il patrimonio immobiliare dello Stato in un momento del tutto sfavorevole per il crollo del mercato del 30-40% e nella consapevolezza che i nostri gioielli andranno agli stranieri perché l'Italia sta morendo proprio per la penuria di liquidità? E sempre in tema di risanamento dei conti, amano l'Italia i governanti che continuano a infierire sui cittadini imponendo sempre più tasse nonostante che ciò si traduca in un minor introito, condannando così a morte le imprese e facendo perdere del tutto la credibilità dello Stato e la fiducia nelle istituzioni? Ebbene la verità è che oggi ci vergogniamo di dire a viva voce che l'Italia è la patria degli italiani e che gli italiani hanno legittimamente il diritto di essere pienamente se stessi nella nostra casa comune. Siamo a tal punto succubi delle ideologie dell'europeismo, globalismo, immigrazionismo, relativismo e buonismo che siamo l'unico Paese al mondo che antepone gli immigrati ai propri cittadini nella concessione dei servizi sociali, dalla casa popolare al posto nell'asilo nido; rischiamo di diventare l'unico Paese al mondo che eliminerebbe dal codice il reato di clandestinità; l'unico Paese europeo che adotterebbe lo ius soli in tema di cittadinanza; il Paese che ha tra i più bassi tassi di natalità al mondo e che invece di sostenere la famiglia naturale si appresta a spaccare il fronte interno emanando una legge che vieterà di criticare il matrimonio omosessuale; uno dei pochi Paesi «contribuenti netti» della Ue che non si ribella al fatto che diamo la metà di quanto riceviamo; così come arriviamo a rallegrarci del fatto che abbiamo perso totalmente la sovranità monetaria e all'80% la sovranità legislativa nonostante che ciò si traduca nel nostro crescente impoverimento. Gli italiani arrivano a concepire positivamente l'Italia trasformata in una terra di nessuno e senza più avere la certezza di chi siamo, immaginando che il nostro destino è essere fagocitati dal globalismo e di diluirci nel meticciato etnico-culturale cari alla Kyenge e alla Boldrini.
È da qui che deve partire la missione di riscatto della nostra sovranità e della nostra civiltà. E non è sufficiente che anche gli eredi del Pci usino il tricolore nel loro simbolo: bisogna dimostrare con i fatti che si ama l'Italia e si prediligono gli italiani.twitter@magdicristiano
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