La sinistra si appresta a chiudere il cerchio. Se da una parte le procure brigano per decapitare il centrodestra prima delle elezioni attraverso un fuoco incrociato di condanne, minacce e agguati giudiziari, dall'altro il fronte giustizialista serra le fila in parlamento. Dda un po' di giorni non si fa che parlare dell'arresto di Silvio Berlusconi. Altro che nomina dei presidenti delle Camere, altro che elezione del nuovo capo dello Stato. La sinistra, uscita con le ossa rotte dalle elezioni politiche, sta tessendo gli accordi giusti per mettere le manette al Cavaliere. Basterà che i magistrati avanzino una richiesta di arresto: la trappola mortale è già pronta. "È un dibattito indecente - ha tuonato l'avvocato Niccolò Ghedini - si cerca da parte di qualcuno di aizzare alcuni magistrati a prendere provvedimenti che altrimenti non prenderebbero".
L'appello di Giorgio Napolitano sembra già caduto nel vuoto: nemmeno ventiquattr'ore dopo la nota del Quirinale che intendeva ristabilire i termini di un rapporto costruttivo tra politica e magistratura, riparte lo scontro sulla giustizia e sul futuro di Berlusconi. Laddove non arrivano le toghe, ci pensa la sinistra. Nonostante il capo dello Stato abbia invitato apertamente il Csm a "garantire a Berlusconi la partecipazione politica", in parlamento c'è chi già pensa a come mettere fuori gioco il leader del Pdl. E, al solo parlare di "richiesta di arresto", al solo sentire tintinnare di manette, al solo sognare una cella chiusa a chiave, c'è a chi viene l'acquolina in bocca. Ed ecco che si compatta il nuovo fronte dei manettari. Gli elettori non aveva fatto in tempo a liberarsi di Antonio Ingroia e Antonio Di Pietro che, subito, si è formato un nuovo fronte. I primi a passare alle minacce sono stati i grillini con il capogruppo al Senato Vito Crimi che ha assicurato che il Movimento 5 Stelle è pronto a votare sia per l'arresto sia per l’ineleggibilità di Berlusconi nella Giunta per le elezioni. Il Partito democratico non ha fatto passare molte ore e ha raccolto l'appello dei grillini. "Se gli atti fossero fondati penso proprio che il partito voterebbe a favore di un’eventuale richiesta di arresto del Cavaliere", ha spiegato Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria nazionale piddì. "Dovremmo vedere le carte - ha puntualizzato in una intervista a Sky Tg24 - noi abbiamo un atteggiamento rispettoso di atti della magistratura che fossero corretti".
Per coronare il sogno di una vita e accontentare il popolo degli anti Cav, i democrat sono pronti a stringere un accordo con i Cinque Stelle. Ieri pomeriggio i "pontieri" del Pd hanno incontrato la delegazione grillina. Ufficilamente hanno parlato di governabilità e poltrone. Che l’oggetto del confronto, l’unico accettato da M5S, fosse lo scranno più alto di Montecitorio si è capito dalle parole del capogruppo Roberta Lombardi che ieri sera ha chiarito che il movimento di Beppe Grillo è "il primo alla Camera in termini di voti anche se non di seggi". In realtà, i dem guardano all’obiettivo più alto: l’avvio di un confronto che potrebbe aprire varchi per un governo di minoranza. E, tra i punti di contatto, c'è proprio la foga manettara di mettere Berlusconi al gabbio. Insomma, mentre Napolitano dirama una nota in cui sprona le forze politiche ad occuparsi della crisi economica, il Pd alza lo scontro aspettando che qualche magistrato gli consenta di vincere a tavolino. Una prepotenza che ha agitato i big del Pdl. In via dell'Umiltà molti hanno accusato i democratici di essere "usciti allo scoperto".
"Migliavacca - ha tuonato Daniela Santanchè - getta la maschera e sotto c’è il compagno bolscevico che ha orrore delle libertà borghesi e degli accordi con le forze socialdemocratiche". Il centrodestra è deciso, però, a non soccombere davanti ai soprusi delle toghe. Tanto che Michaela Biancofiore lancia un secco avvertimento: "Siamo pronti a scatenare l'inferno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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