Pdl sotto choc dopo l'annuncio Alfano è tentato dalla rottura

La Santanchè: "Il Cav ha sconfessato il segretario, ora si dimetta". Il silenzio dell'ex Guardasigilli, nel partito smarrimento e rabbia. Un dirigente: "È il ruggito di un leone"

Pdl sotto choc dopo l'annuncio Alfano è tentato dalla rottura

Roma Ha l'effetto di una scossa tellurica o di un tornado la ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi. Il discorso di Villa Gernetto lascia spiazzati e sotto shock i dirigenti di Via dell'Umiltà. È lo smarrimento il sentimento più diffuso, seguito a stretto giro di posta dal dubbio, dall'indecisione, in alcuni casi perfino dalla rabbia. La brusca sterzata, conseguente alla clamorosa sentenza del Tribunale di Milano, non era stata preventivamente comunicata allo stato maggiore del partito. Una mancanza di dialogo che in ore così concitate contribuisce a scavare un solco profondo e testimonia la freddezza calata tra lui e i suoi dirigenti.
Il messaggio viene percepito in maniera chiara. Berlusconi sconfessa la dottrina «Monti a tutti i costi», denuncia la caccia all'uomo operata nei suoi confronti dalla magistratura, mette una pietra sopra l'inseguimento dei moderati e rivendica a sé la guida del Pdl, dettando le priorità della campagna elettorale. Una linea sposata in maniera chiara dai fedelissimi presenti alla conferenza stampa ma vissuta come uno schiaffo da tutti coloro che lo avevano sollecitato alla chiarezza e gli avevano chiesto di fare un passo indietro, promuovendo contestualmente le primarie. L'unico punto su cui tutti concordano, l'unico aspetto del discorso di Berlusconi sposato con convinzione, senza «se» e senza «ma» di sorta, è quello riguardante lo strabordante potere della magistratura. Per il resto la distanza è evidente, sottolineata dal silenzio di Angelino Alfano, Maurizio Lupi, Franco Frattini, Mario Mauro o Raffaele Fitto, solo per citare alcuni tra i dirigenti di primo piano. Con il segretario che qualcuno descrive come tentato dalla rottura.

«Ne vedremo delle belle» commenta un dirigente azzurro. «È il ruggito del leone ferito che dice dovrete fare i conti con me». È evidente che ora si apre il problema di come gestire in aula la nuova linea «Monti-scettica». Il primo segnale arriva dal deputato Luca D'Alessandro. «Mi auguro che il governo non intenda porre la fiducia al sedicente ddl anticorruzione. Si rischia di consegnare nelle mani della magistratocrazia e dei tribunali politici un potere enorme e superiore. In caso contrario il mio no alla fiducia sarà alto e forte. Allo stesso tempo ritengo importante che il Senato approvi la responsabilità civile dei magistrati». Così come torna a risuonare la richiesta di Daniela Santanchè di un cambio della guardia al vertice del partito. «Alfano valuti di dimettersi da segretario del Pdl visto che la sua linea politica è stata sconfessata dal presidente e fondatore del partito». Un affondo che suscita l'immediata replica di Osvaldo Napoli: «La Santanchè è stata una traditrice della prima ora del Pdl». Fabrizio Cicchitto, invece, predica prudenza e mette in guardia da «una esplosione dello spread in caso di crisi».

Di fronte a un clima che si surriscalda vengono valutati scenari estremi. Ad esempio che il gruppo dei fedelissimi berlusconiani possa operare uno strappo con il partito e formare un gruppo autonomo. Ci si prepara, insomma, a una settimana ad alta tensione. Anche perché a coloro che da sempre chiedono a Berlusconi di scendere in campo si uniscono quelli schierati contro il governo Monti. Massimo Corsaro, ad esempio, rivendica con ironia la primogenitura di certe tesi. «Guarda guarda, tutti quelli che Silvio sei l'unico; viva l'Eurocrazia; Monti anche dopo i Maya, ora tutti muti. Presidente, quindi si può dire che chi sin qui l'ha consigliata ad appoggiare il governo è meglio che stia fermo un giro?». Significative anche le parole di Giorgia Meloni. «Pieno appoggio alla richiesta di verità e di reale giustizia di Berlusconi che denuncia un circuito giudiziario utilizzato contro di lui solo in virtù del suo impegno politico iniziato nel '94. La sua battaglia per una giustizia indipendente è interesse della nazione. Ha definitivamente chiarito che l'appoggio a Monti non è acritico e di questo sono particolarmente soddisfatta. Il Pdl deve entrare nel merito dei provvedimenti per garantire che siano rivolti al bene del popolo italiano e non della Germania».

E se Daniele Capezzone saluta l'impegno di Berlusconi come una buona notizia per tutti i cittadini «perché questa giustizia è un'emergenza per l'Italia», per Stefania Prestigiacomo «le parole di Berlusconi interpretano sentimenti diffusi tra gli italiani di malcontento e sofferenza e confermano la nostra piattaforma programmatica originaria». Parole che, in un frangente così delicato, assumono il significato di una scelta. Come quelle di Anna Maria Bernini: «Senza di lui, o contro di lui, non si cresce: con lui, si rinnova e si cambia».

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