Il piano del Pdl: privatizzazioni e meno tasse

Alfano lancia un’operazione da 400 miliardi: vendere i beni pubblici e diminuire le imposte dell’1% all’anno

Il piano del Pdl: privatizzazioni e meno tasse

RomaIl messaggio è chiaro e diretto. Se il Pd, gira che ti rigira, propone soltanto tasse e stangate e prefigura l'imposizione di future patrimoniali, il Pdl si muove sul terreno opposto e pianta il tassello di un rilancio liberale. Con un obiettivo: ridurre il debito pubblico senza mettere le mani nelle tasche degli italiani.

Angelino Alfano, alla fine di un lavoro preparatorio durato alcune settimane, dà corpo e sostanza a una proposta a cui il Pdl pensa da inizio legislatura: la dismissione del patrimonio pubblico non strategico. «Cittadini e imprese hanno già dato, non possono più dimagrire. A dimagrire deve essere lo Stato», è la linea dettata dal segretario, nel corso di una conferenza stampa. «Siamo in attesa che Monti torni dal suo tour europeo per incontrarlo e presentargli il nostro documento in cui abbiamo elaborato una proposta che ha come obiettivo la diminuzione delle tasse e il finanziamento dello sviluppo del Paese».

Le linee guida del Pdl per l'abbattimento del debito prevedono la creazione di un fondo che emetterà obbligazioni a cui lo Stato cederà i beni patrimoniali. L'operazione, per complessivi 400 miliardi di euro, varrebbe 20-25 punti di Pil. «L'obiettivo – dice Alfano – è arrivare a un punto in meno di pressione fiscale nei prossimi 5 anni». Le linee guida che il Pdl presenterà al premier Monti, spiega ancora il segretario, sono frutto del lavoro di una commissione composta tra gli altri da ex componenti del governo Berlusconi come Luigi Casero, Paolo Romani e Renato Brunetta che si sono avvalsi dei contributi di economisti come Paolo Savona, Francesco Forte e Rainer Masera e si pone come primo obiettivo quello di riportare il debito «ai livelli europei», sotto il cento per cento del Pil. «Con la creazione di un fondo ad hoc - spiega Alfano – evitiamo un rischio e cioè la svendita dei beni. Il fondo per la sua connotazione strutturale e giuridica sarà affidabile per i mercati e avrà un rating elevatissimo, la tripla A».

Per l'ex Guardasigilli l'operazione costituisce una sorta di «scudo italiano» anti spread: «Chiederemo a Monti di concentrare gli sforzi in questa direzione. Noi abbiamo elaborato un documento di 15 pagine e siamo pronti ad offrirgli idee concrete». Dall'operazione ci tiene a precisare sempre il segretario del Pdl «sono esclusi gli asset strategici», ma nel testo elaborato sono individuate alcune categorie di beni che possono essere ceduti: le caserme militari, ad esempio, le case popolari e le municipalizzate. Il Pdl chiederà, inoltre, di rivedere le convenzioni con la Svizzera e di valorizzare il patrimonio demaniale come le spiagge. Il tutto in funzione di un'azione congiunta finalizzata allo sviluppo e alla riduzione della pressione fiscale. «L'azienda-stato italiano - spiega Alfano - è un po' in crisi e gravata da un debito insostenibile. La scelta di ogni buon padre di famiglia sarebbe quella di vendere una proprietà importante per investire sul futuro, sui propri figli».

«Per noi questa proposta ha un valore strategico fortissimo», spiega Gregorio Fontana. «Abbiamo la possibilità di influenzare in maniera decisiva la politica del governo Monti come abbiamo già fatto con il provvedimento sull'Iva di cassa e con il decreto compensazioni». E se Fabrizio Cicchitto sottolinea il valore strategico del piano, Altero Matteoli e Maurizio Lupi notano i segnali di nervosismo provenienti da Pierluigi Bersani, costretto a inseguire sui temi concreti. Mariastella Gelmini e Giorgia Meloni, infine, vedono nella proposta Alfano «una strada obbligata» per dare respiro al Paese. A questo punto partirà la fase di confronto con il governo.

L'auspicio nello stato maggiore di Via dell'Umiltà è «chiudere» un'operazione sul modello del decreto compensazioni. Una proposta inizialmente bollata come pericolosa dallo stesso Monti oltre che dalle altre forze politiche e poi imposta all'attenzione pubblica fino all'approvazione in Parlamento.

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