Più forconi per tutti

Si allarga la protesta dell'Italia disperata. Ma il Palazzo è sordo Berlusconi a Letta: ricevili subito. E i poliziotti: è vero, stiamo con loro

Più forconi per tutti

Non hanno sigle né bandiere. Ma hanno facce e le mostrano senza paura, con dignità e tanta rabbia. Sono il popolo dei forconi: agricoltori, trasportatori, commercianti e piccoli artigiani che stanno invadendo spontaneamente vie e piazze. Non ce la fanno più: tasse, multe e mancanza di lavoro li hanno sfiancati. Persino i poliziotti, sbrigata la pratica con i soliti violenti che si infilano ovunque e che nulla c'entrano con la protesta, davanti a loro si sono tolti il casco e hanno abbassato i manganelli, ricevendo in cambio applausi e pacche sulle spalle. «L'ho fatto perché in quei manifestanti ho visto mio padre, disoccupato e disperato», ci racconta oggi un agente. È la smentita più genuina - e quindi vera - alla tesi che il ministro dell'Interno Alfano corre a ripetere di tv in tv: «Prassi normale, hanno obbedito all'ordine di abbassare la guardia». Quell'ordine, ovviamente, non è mai partito ed è questo che fa paura al Palazzo. E in quanto ai manifestanti, si è avverato il monito che un Pasolini disgustato rivolse ai sessantottini (per lo più ricchi e viziati borghesi) sprangatori di poliziotti durante gli scontri di Valle Giulia (marzo 1968): «Ai poliziotti - scrisse - si danno i fiori, loro sono i figli di poveri che vengono da periferie contadine o urbane che siano».

Ci sono voluti cinquant'anni e tutta la saggezza umile e contadina dei «forconi» per scardinare quell'odio verso gli «sbirri di Stato». C'è voluto un attimo perché dei poliziotti, spontaneamente, recepissero il messaggio e abbassassero la guardia. Solo il nostro governo e la maggior parte dei nostri politici non capiscono. Alfano tratta quelli dei forconi alla stregua dei violenti infiltrati nei cortei. C'è panico e impreparazione ad affrontare una protesta che non si sa da dove venga e dove voglia andare, chi la guidi e quanto spontanea sia. Neppure noi abbiamo capito quello che sta succedendo.

Siamo irritati dai disagi provocati dai cortei e dai blocchi stradali. Ma non ce la sentiamo di puntare l'indice accusatore. In questa protesta c'è molto di vero. E, se non si farà trascinare nella violenza, la faremo nostra.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica