Datemi un forcone e vi solleverò le chiappe da quelle maledette poltrone sulle quali siete incollati: ecco lo slogan dei nuovi contestatori. Gente incazzata che non ha programmi eccetto uno: spedire tutti a casa. Tutti chi? Chiunque abbia una cadrega, una responsabilità pubblica, un incarico burocratico. Quelli dei forconi non hanno un capo che li guidi, ma dispongono di piedi robusti e non si stancano di andare di qua e di là a fare casino per dimostrare che non ne possono più: del governo, del Parlamento, del fisco e degli impiegati postali. Che c'entrano gli impiegati postali? C'entrano, eccome se c'entrano. Perché sono loro a distribuire a domicilio le cartelle con cui Equitalia chiede soldi a chi ha un lavoro, anzi a chi l'aveva e ora non ce l'ha più o ne ha poco, insufficiente a mandare avanti la baracca e la famiglia.
La protesta dilaga. Si sa dov'è cominciata - in Sicilia - ma non si sa dove finirà e chi travolgerà. Monta ogni giorno di più nonostante non abbia il lievito di un'ideologia, ed è questo che preoccupa i sedentari gestori del potere politico. I quali non conoscono il nemico e non sono capaci di prevenirne le mosse. Sperano che gli insorti si fiacchino, che presto o tardi siano logorati dalla loro stessa inconcludenza e tornino quindi all'ovile con le pive nel sacco. Può darsi che abbiano ragione le autorità quando dicono: lasciamo che queste teste calde si sfoghino, o che provveda il generale inverno a raffreddarle e che poi rientrino nei ranghi, rassegnate all'impossibilità di fare la rivoluzione. Ipotesi, illusioni.
Per il momento è chiaro solo un concetto: gli italiani di vari ceti sociali, piccolissimi imprenditori, contadini, operai e ora anche qualche studente, non sono più disposti a subire continue vessazioni da parte dell'élite di coloro i quali ubbidiscono agli ordini dell'Europa, fottendosene delle conseguenze che ciò comporta: l'esproprio della sovranità nazionale, l'accanimento fiscale, l'impoverimento generalizzato del popolo. I forconi sono per adesso il simbolo del malessere, ai limiti della rabbia, di chi - la maggioranza - non è più in grado di assicurare a sé e ai propri figli l'indispensabile per vivere decentemente. Ma è noto che i movimenti nati spontaneamente dall'esasperazione dei cittadini anonimi, qualora siano sottovalutati da lorsignori, sono destinati a crescere. Poi sono guai perché essi sfuggono al controllo, come fiumi in piena, e possono minacciare seriamente l'ordine costituito.
Le masse imbufalite prima o poi si lasciano sedurre da un leader furbo - ce n'è sempre uno pronto a cavalcare la collera dei diseredati - e allora si salvi chi può. Letta Enrico e i suoi boy scout osservano allibiti le manifestazioni rumorose delle orde barbariche e le snobbano solo perché non sono capaci di affrontarle. Probabilmente sognano che cessino per intervento divino. Si affidano al Padreterno consapevoli di non potersi fidare di se medesimi. Pregano, ignari perfino del vecchio adagio: aiutati che il ciel ti aiuta.
Difatti il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, non ha ancora mosso un dito per capire, se non per sedare, i tumulti in corso. Fin qui si è rifiutato di incontrare una delegazione degli inferociti dimostranti allo scopo di ascoltarne le ragioni e di trattare con loro per cercare di calmarli. Il premier, Letta il Giovane, è troppo impegnato nel rilasciare quotidiane dichiarazioni televisive per occuparsi di questa «robetta», forse considerata innocua, rigurgiti di fascismo mai sopito, come si diceva un tempo, quando le piazze s'incendiavano pressoché ogni dì. Il Palazzo d'altronde è sempre stato mille miglia distante dal popolo e dalle sue pene; ha badato soltanto a sopravvivere e a conservare il potere.
Ciò che sorprende è che i partiti - tutti i partiti - sin qui abbiano trascurato i forconi, evitando per paura o per scempiaggine di apparentarsi con essi per condurli verso un quieto traguardo politico. Dubito che sarà sempre così. Se la folla con la bava alla bocca non mollerà la presa, ci sarà pur qualcuno che ne assumerà il comando e la trascinerà con sé alla conquista degli scranni. Le motivazioni per lottare non mancano: l'euro e la gabbia dell'Unione sono un ottimo spunto per combattere. Basti notare che il 60 per cento dei cittadini Ue sono contrari ai diktat della Commissione europea, giudicandoli causa di ogni male economico-finanziario del continente. In Francia, Marine Le Pen si avvicina al 30 per cento dei consensi grazie alla propria ostilità nei confronti di Bruxelles. La moneta unica ha una pessima reputazione praticamente in ogni Paese, inclusa la Germania che pure se ne è giovata.
Recentemente la Coldiretti è esplosa per via dei maiali tedeschi importati con «passaporto» italiano: un vero e proprio attentato all'italianità dei nostri prodotti suini assai pregiati. Il settore alimentare è quanto di meglio abbiamo, ma viene attaccato brutalmente dai dittatorelli europei: le quote latte sono state stabilite con criteri folli; i coltivatori di pomodori e di arance sono costretti a distruggere i raccolti, loro unica ricchezza, in ossequio ai mentecatti Ue.
Non solo non siamo tutelati (semmai penalizzati) dalle superiori disposizioni europee, siamo altresì condannati dal nostro governo a soggiacere a regole da manicomio. Era fatale che non si potesse proseguire così in eterno. La sollevazione di chi imbraccia il forcone non sarà elegante, non piacerà alla sinistra col birignao, sarà sgangherata, ma bisogna prenderne atto e ammettere che è giustificata.
A noi non vanno a genio le piazze in fermento, non sopportiamo i cortei e i comizi (personalmente ho in antipatia anche le processioni), figuriamoci se apprezzo i forconi.
Eppure è da allocchi stupirsi che milioni di uomini miti per natura non si dimostrino più lenti all'ira e minaccino sfracelli. Nel momento in cui fra loro si infiltrassero violenti vocazionali, addio: sarebbe un cataclisma. Alfano, svegliati, che l'ora sta per scoccare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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