Primarie, Bersani prepara lo scherzetto a Renzi

Domani l'assemblea nazionale del Pd. Il segretario Bersani tentato dallo "scherzetto" al rottamatore. Primarie sì, ma con un solo candidato per ciascun partito. Renzi, dunque, per correre dovrebbe uscire dal Pd

Primarie, Bersani prepara lo scherzetto a Renzi

Grande attesa per l'assemblea nazionale del Pd. Bersani indicherà i punti della cosidetta "carta d’intenti", il programma di governo per il 2013. L’agenda politica da proporre a eventuali alleati. E anche agli eventuali concorrenti alla primarie (se si
terranno). Un problema, infatti, è proprio questo. Le primarie si faranno o no? Tra poco Bersani potrebbe sciogliere la riserva. Se non lo farà sarà implicita la scelta, del Pd, di evitare la corsa per la scelta, dal basso, del candidato premier.

In platea, tra i partecipanti, ci sarà anche Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze non fa parte dell'assemblea ma, essendosi esposto annunciando la propria candidatura per le primarie, il partito non può impedirgli di partecipare. Lui però ha fatto sapere che non chiederà di prendere la parola: "Parlerà Bersani", ha detto il sindaco rottamatore.

Renzi dice di fidarsi di Bersani: "Per me è una persona per bene e ha detto che le primarie si faranno, lo spostamento della data non è un problema, l’importante è che si facciano". Il problema però è un altro. Come saranno queste primarie? E se Bersani facesse lo scherzetto, a Renzi, facendole aperte - questo sì - ma con l'unica regola, inderogabile, che ciascun alleato della futura coalizione può parteciparvi solo con il proprio (unico) candidato? Se così fosse il Pd presenterebbe Bersani. E Renzi? Avrebbe due possibilità: o rinunciare, o presentarsi con una propria lista. Ponendosi, in questo modo, al di fuori del partito.

Renzi dice di fidarsi del suo segretario ed è convinto (o per meglio dire spera) che Bersani organizzi delle primarie aperte a tutti (come negli Stati Uniti). Ma per il segretario sarebbe molto più agile la strada delle "primarie farlocche", come nel 2005, quando Prodi vinse con la percentuale bulgara del 74%, ma a sfidarlo erano "solo" Pecoraro Scanio, Mastella, Di Pietro, Bertinotti e altri personaggi minori in cerca di visibilità.

Come sarebbe andata a finire, invece, se si fossero candidati i big del Pd? Prodi avrebbe vinto lo stesso a mani basse? Difficile poterlo credere. Questo lo sa bene Bersani. Ma lo sa anche Renzi. Alla fine il "duello" tra i due si terrà. Renzi si è speso troppo, in questi mesi, per rassegnarsi ad attendere il "prossimo giro" senza neanche partecipare.

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