Roma Il Cav «mediaticamente sovraesposto»? Renzi e lo charme televisivo del giovin sindaco? Bersani e le primarie del Pd? Niente da fare, di fronte al vero campione catodico dell'anno impallidiscono tutti gli altri. L'oscar 2012 per l'onnipresenza televisiva va a Mario Monti. Con tanti saluti a chi discettava della capacità del premier tecnico di elargire con misura le proprie apparizioni in tv, il feeling con le telecamere del nuovo candidato centrista è solido da ben prima della sua «salita» in campo. Se n'è accorto a fine anno il Corriere della Sera, riportando la classifica dei politici più telegenici. E snocciolando minuto per minuto il «tempo d'antenna» (la somma tra tempo di notizia e di parola) riservato al Professore all'interno dei notiziari televisivi nell'ultimo periodo di garanzia, ossia da settembre scorso alla metà di dicembre.
Ebbene, Monti ha sbaragliato la concorrenza, occupando con la sua espressione severa ben 160 ore nelle scalette dei tg del Bel Paese, lasciando Berlusconi e Bersani rispettivamente a 60 e 70 ore dietro di lui, e apparendo in video - come «notizia» o in prima persona - per più tempo di Giorgio Napolitano, Matteo Renzi e Angelino Alfano messi insieme. Né la cosiddetta «offensiva tv» del Cav né le primarie del Pd hanno insomma potuto incrinare minimamente la leadership catodica del premier caduto dall'alto che adesso punta di nuovo a Palazzo Chigi. E non sono solo i dati del Corriere della Sera (un'elaborazione della Geca Italia su numeri forniti dall'Auditel e relativi a 17 testate giornalistiche televisive) a certificarlo, la conferma arriva infatti anche dalle tabelle dell'Agcom.
Restringendo l'analisi alle undici principali testate (quattro tg Rai, quattro Mediaset, La7 e Mtv, Skytg24), e restando ai dati del solo novembre (tra l'altro mese di super esposizione per il Pd, in piena campagna per la scelta del candidato premier, ma anche per il Pdl alle prese col rebus primarie), secondo l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il «soggetto istituzionale» Monti ha retto alla grande, e da solo, il confronto catodico con i principali partiti, apparendo al telegiornale per 21 ore, contro le 32 dedicate dai notiziari al Pd (primo per 15 minuti) e al Pdl. Un dato, quello dell'ex premier, esclusivamente individuale. E che inoltre non tiene conto del «tempo d'antenna» concesso al governo Monti e ai suoi esponenti, ministri e sottosegretari: in tutto altre 22 ore tonde di passaggi nei tg nostrani. Ma già così, lo share di Monti nei tg Rai, i più generosi nei suoi confronti, è pari a un ragguardevole 15,61 per cento. E non ci sono dubbi che la sua altissima visibilità sia una manna dal cielo per Montezemolo, Casini e Fini, il cui relativo peso elettorale (e per il secondo, anche istituzionale) si riflette in spazi televisivi decisamente meno smisurati. Restando ai telegiornali Rai e al mese di novembre, l'Udc arriva al 3,87%, quattro volte meno del suo nuovo candidato, il Fli addirittura allo 0,73, a cui Fini aggiunge - come presidente della Camera - uno 0,61%.
Insomma, l'appeal tv del professore è atteso come una dote preziosa dalla nuova coalizione dell'«agenda Monti». E pazienza per la bufala sbugiardata dai dati del Prof schivo e lavoratore, che rifugge telecamere e interviste per restare nei suoi uffici a studiare nuovi campi d'applicazione del rigore. Ora che è tempo di correre, Monti è pronto, più visibile che mai. Il problema, semmai, è che farsi vedere non è sufficiente, bisogna anche sapere che cosa dire. E qui potrebbero arrivare le note dolenti.
Perché uno dei punti deboli del governo Monti, e dello stesso Prof, è stata proprio una certa difficoltà nella comunicazione. Tanto rigore, tanti sacrifici, pochissime parole per far digerire la ricetta agli italiani. E se il Monti televisivo non funziona, la pole position catodica, allora, potrebbe non bastargli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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