Che cosa direste se il vostro giudice fosse sotto processo per aver maltrattato e minacciato l'anziana madre, costringendola a dormire d'estate o d'inverno sul divano in sala da pranzo, gettandole addosso oggetti, costringeldola ad abbandonare le cure dell'ospedale per assumere farmaci cinesi? E cosa pensereste se quel signore con la toga, per risolvere i suoi problemi esistenziali e terreni, del tipo come corteggiare una donna o subaffittare un immobile, si affidasse a un gruppo spirituale che pratica il karma, l'«avvenuta ritualità luminosa», «la blindatura e pulizia aurica profonda della spirtirualità»? Non rispondete. Di questi tempi a scrivere di certe cose personali dei magistrati si rischia la galera. È una questione assai riservata e scottante quella che vede alla sbarra, a Perugia, un giudice proveniente dal vasto distretto giudiziario di Roma, peraltro già noto per l'arretrato record in una sede distaccata. Il magistrato è stato trascinato alla sbarra dai suoi stessi fratelli, che lo hanno denunciato ai carabinieri per aver «segregato» la madre in casa, impedendole di mantenere rapporti con gli altri parenti e impedendole addirittura di fare e ricevere telefonate, e per aver rubato la loro posta. E lui, per par condicio, ha denunciato loro, in un rompicapo giudiziario che sembra il cubo di Rubik, dove le testimonianze non collimano mai e le ricostruzioni si smentiscono a vicenda. Un rompicapo.
Nel fascicolo processuale, ci sono i verbali di zii, nipoti, badanti, parenti e amici chiamati a confermare o smentire il terribile sospetto che il Dottore sia o meno uno squilibrato che si sente rifiutato dalla società, che ha usato l'anziana madre come cavia per i suoi esperimenti taumaturgici. L'imputato ha sempre rigettato ogni accusa, motivando l'offensiva dei parenti come una vendetta per il testamento della ricca madre (morta per un male diagnosticato tardi) che lo ha nominato erede universale di una fortuna superiore al milione e trecentomila euro (testamento, peraltro, impugnato dai fratelli). Pure la presunta vittima delle sue vessazioni, a dire il vero, lo ha difeso, bacchettando gli altri figli che chissà perché ce l'hanno con lui. Eppure, il materiale investigativo raccolto dai pm di Perugia racconta un'altra storia. Una colf ha ricordato che «da sempre, il figlio ha impedito alla madre di aprire la porta dell'abitazione quando venivano a farle visita gli altri due figli». Pure il cugino del giudice ha ricordato che, di proposito, l'uomo «non ha pagato le ultime bollette telefoniche, facendo così distaccare la linea dal gestore». La paranoia del giudice sarebbe arrivata al punto tale da far «cambiare le serrature della porta d'ingresso per impedire agli altri fratelli di entrare in casa in sua assenza». Una faida familiare in cui è stato trascinato pure il portiere del palazzo dove il giudice viveva con l'anziana madre, costretto a fare da paciere durante una scazzottata tra fratelli: «Sono salito di corsa a casa della signora e ho notato i due fratelli che litigavano animatamente». A preoccupare di più i familiari più che gli scatti d'umore del magistrato, era però la sua passione per le arti magiche. «Mio nipote pretendeva che in sua assenza, mia sorella accendesse delle candele che teneva in bagno alle 23 precise e le spegnesse a mezzanotte», ha ricordato la zia ai carabinieri. E un'altra colf ha confermato che «quando la signora aveva dei dolori allo stomaco, suo figlio le applicava sull'addome un olio da lui indicato come «benedetto»
e oltre all'olio, applicava sull'addome della madre una «piramide di cartone».
Il magistrato, al momento dell'interrogatorio, ha detto che la piramide di cartone era uno scherzo con la mamma e che i misteriosi intrugli che le somministravano erano in realtà integratori minerali. Non sono affatto un gioco, invece, le carte, attualmente all'attenzione dei pm di Perugia, che testimoniano i rapporti del giudice con un'organizzazione - confida un investigatore umbro - a metà tra Nostradamus, Scientology e il mago Otema. Il giudice aveva una così grande fede nei suoi maghi di fiducia, da chiedere loro vere e proprie «indagini spirituali» sulle sue amicizie femminili (inchiesta extrasensoriale dagli esiti non particolarmente felici) e sui suoi affari: dalle vendite di lotti di terreno al subaffitto di una stalla.
(ha collaborato Simone Di Meo)
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