Pagare per farsi ignorare. È la triste realtà dell'Italia sul fronte dell'immigrazione. Un'Italia ridotta a pedina irrilevante, costretta a farsi carico del salvataggio e del mantenimento degli immigrati illegali mentre Bruxelles non muove un dito. Lo dimostrano i conti. Lo fanno notare, dimostrando l'irrilevanza del governo, persino i nostri ministri. Il primo ad ammetterlo è il ministro della Difesa Roberta Pinotti che sottolinea la disparità tra i fondi destinatici da Frontex, l'agenzia di Bruxelles per il controllo delle frontiere, e i soldi tutti italiani spesi per garantire le operazioni di soccorso ai migranti. «Frontex stanzia complessivamente 7 milioni e noi, solo in un mese - ammette la Pinotti - ne spendiamo 9 per Mare Nostrum». I 7 milioni citati dalla Pinotti sono in verità qualcosa di più. Frontex, dopo la tragedia di Lampedusa, destinò un trasferimento di 4,8 milioni per le operazioni da gennaio ad aprile a cui s'aggiunsero poi altri 7,4 milioni.
Tra i 12 milioni e rotti messi sul tavolo dall'Europa e i 54 spesi dall'Italia negli ultimi 6 mesi per garantire una missione da 300mila euro al giorno ballano però 42 milioni pagati di tasca nostra. Un disavanzo spropositato se si considera che l'Italia, terzo contribuente europeo, già paga ampie fette dei fondi di Frontex. La sproporzione tra il dare e l'avere diventa più devastante se si considera l'irrilevante ruolo politico riservatoci a livello europeo.
Pensiamo all'appello del 15 aprile alla Commissione Schengen del ministro dell'Interno Angelino Alfano che sollecita un «indispensabile ulteriore concorso dell'Europa» e ricorda i 20mila e 500 migranti accolti dall'Italia nei primi tre mesi e mezzo del 2014 a fronte dei 2.500 dello stesso periodo di un anno fa. Quei numeri provano, sottolinea Alfano, un'emergenza senza precedenti e hanno come unico precedente il 2011 quando primavere arabe e conflitto libico spinsero in Italia 62mila clandestini. L'attenzione degli «amici» europei emerge in tutta la sua indifferenza 48 ore più tardi quando l'Europarlamento ignora l'allarme del nostro ministro e vota invece la nuova legge che mette definitivamente fuori legge i respingimenti in alto mare. Grazie a quella legge nessuna guardia costiera europea potrà rimandare indietro le barche dei trafficanti di uomini, ma dovrà limitarsi ad «avvertire il natante e ordinargli di non entrare nelle acque territoriali di uno Stato membro».
Un voto scontato se si pensa alle critiche europee a una politica dei respingimenti incapace di distinguere tra clandestini e migranti con diritto d'asilo. Un voto paradossale se si pensa all'intesa tra Angela Merkel e David Cameron per rendere legale, come rivela il Daily Mail del 31 marzo, l'espulsione forzata dei cittadini europei rimasti senza lavoro per più di tre mesi. Un'intesa sollecitata da un premier inglese costretto a fare i conti, in vista del voto del prossimo anno, con la rabbia dei disoccupati britannici vittime del lavoro a basso costo arrivato dall'Est dell'Unione Europea. L'intesa gentilmente concessa dalla Merkel per evitare un addio inglese a Bruxelles, riguarderà però tutta la Ue. «Cameron - spiega il quotidiano inglese - lavorerà a un piano per deportare gli immigranti illegali.... ma i piani tedeschi andranno oltre dando agli Stati membri il diritto di buttare fuori chi non lavora.
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