Il regalo degli alfaniani dopo la decadenza: più tasse per le famiglie

I ministri Ncd cantano vittoria sulla Stabilità ma dimenticano le nuove imposte. E Mussolini irrompe nella loro conferenza stampa: "Buffoni"

Il regalo degli alfaniani dopo la decadenza: più tasse per le famiglie

Roma - Alfano e i ministri sfilano a Palazzo Madama ed esultano: «Abbiamo mantenuto gli impegni. Non si pagherà l'Imu». Ma a smascherare le sentinelle anti tasse ci pensano subito gli ex compagni di partito di Forza Italia. «Una patacca», sintetizza Daniele Capezzone. Prima di Capezzone è Alessandra Mussolini a palesare il suo pensiero sulla conferenza stampa indetta dai ministeriali in Senato. Irrompe nella sala Koch e grida: «Buffoni, buffoni!». Non si sa se per aver voltato le spalle a Berlusconi; se per aver difeso una legge tutta tasse; o per entrambe le cose. Di fatto tocca al viceministro dell'Economia Luigi Casero difendere il provvedimento: «Ieri è stata mantenuta la promessa elettorale di eliminare l'Imu 2013 su prima casa e sui fabbricati agricoli». I ministri Lorenzin, Quagliariello, De Girolamo, Lupi annuiscono.

Ma poco dopo Brunetta li inchioda: «Checché ne dicano il governo e i ministri di Ncd, sulla prima casa dovremo pagare. Tanto quest'anno, quanto a partire dal 2014. E quello che le famiglie italiane non pagheranno sulla prima casa sarà più che compensato dalla tassazione sulle seconde case. Questa è la verità, cari Alfano, Lupi e compagni». Poi Brunetta va nel tecnico: «Il gettito atteso dai Comuni verrà rimborsato dallo Stato solo per metà degli importi, mentre l'altra metà dovrà essere versata a gennaio 2014 dai cittadini. Quanto al gettito totale della nuova Imu, ipotizzando che i Comuni utilizzino al massimo la propria autonomia impositiva sulle seconde case, come hanno già cominciato a fare nel 2013, il solo gettito derivante da Imu + Tasi sulle seconde case ammonterà a più di 23 miliardi di euro. Poi c'è la Tasi sulle prime case (2,1 miliardi) per un totale di 25,1 miliardi nel 2014 e 28,1 miliardi a partire dal 2015. Non prendeteci in giro».

Anche Gasparri va giù duro: «Le rocambolesche argomentazioni degli amici ministri aggravano la situazione. Per l'abolizione della seconda rata Imu le coperture sono ancora incerte, tanto è vero che l'Anci non esclude l'imbroglio»; mentre Capezzone affossa come «patacca del governo Letta-Alfano» il provvedimento perché «siamo di fronte all'ennesimo gioco delle tre carte, anzi delle tre tasse. Si toglie una tassa da una parte (ma solo per quest'anno, perché nel 2014 la si fa rientrare dalla finestra sotto diverso nome) e rispuntano aumenti fiscali dall'altra».

Alfano, tuttavia, gonfia il petto: «Abbiamo parlamentari sufficienti per tenere in vita il governo», dice aggiungendo poi che «ma anche viceversa». Ma è chiaro che il suo obiettivo è quello di blindare l'esecutivo: «Subito dopo l'approvazione definitiva della legge di Stabilità e la conclusione della vicenda congressuale del Pd l'8 dicembre, in modo tale che ci sia un contraente, vogliamo fare un contratto di programma che chiameremo “Italia 2014”, per dire cosa fare nell'interesse del Paese». Già, l'8 dicembre: data del congresso Pd con lo spettro Renzi che aleggia sul governo. Alfano mette le mani avanti: «Il governo è presieduto da un esponente del Pd. A breve, con l'elezione del prossimo segretario del Partito democratico, vedremo se chi sarà eletto vorrà far cadere il governo presieduto da uno del suo stesso partito. Spero che il congresso del Pd non ricada sugli italiani».

Al governo senza se e senza ma. Per questo Alfano ribadisce la distanza siderale con i berlusconiani: «Noi non ci iscriviamo ai partiti della crisi perché ci sta a cuore il Paese.

Ecco perché non siamo entrati in Fi che è nata sul tentativo di far fallire il governo». Ma rompere totalmente i ponti con gli (ex) amici non conviene. Per cui «alle Europee andremo con la nostra sigla e il nostro movimento; ma la coalizione ideale per vincere le elezioni sarà quella del centrodestra».

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