È stato scoperchiato il vaso di Pandora. Dopo lo scandalo che ha portato alle dimissioni di Renata Polverini e dopo le indagini avviate in Campania e in Sicilia, adesso tocca al Piemonte e all'Emilia Romagna. Da Nord a Sud le Regioni finiscono nell'occhio del ciclone per i costi legati al mantenimento dei gruppi consiliari. Nel mirino i gruppi politici del Consiglio regionale. Per il momento, le procure si sono solo limitate ad acquisire la documentazione relativa alle spese dei gruppi stessi.
Controlli in Piemonte
Traditi da una settimana bianca pagata. L'inchiesta della procura torinese è stata la polemica innescata da un parlamentare del Pdl Roberto Rosso che aveva denunciato l'abitudine "consolidata" dei consiglieri regionali di far "figurare di essere missione e incassare la relativa indennità". Immediate le polemiche sui media che hanno subito parlato di un vero e proprio "sistema Piemonte". In mattinata e Fiamme Gialle sono state a Palazzo Lascaris con una ordinanza del magistrato e ha acquisito documenti relativi al finanziamento dei gruppi consiliari e allo status dei consiglieri in tutte le loro sedi. "In questa fase si tratta di un’inchiesta conoscitiva", ha fatto sapere il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Valerio Cattaneo. "Al momento - fanno sapere fonti vicine alla Regione - i pm non hanno formulato ipotesi di reato e non vi sono persone sottoposte a indagini". Il senso degli accertamenti è infatti teso a verificare se ci sono casi di malversazione dei fondi o di irregolarità nella rendicontazione di spese e nelle richieste di rimborso, o di percezione irregolare di benefit. "Non datemi tutta questa importanza - ha commentato Rosso - la mia era solo una provocazione, un modo per sollevare un problema che esiste non soltanto in Piemonte, ma in tutte le Regioni, e che non può essere risolto dalla Guardia di Finanza, ma dalla politica".
Controlli in Emilia Romagna
In mattinata la procura di Bologna ha aperto una indagine conoscitiva sull’uso dei fondi ai gruppi in Regione Emilia-Romagna. Il procuratore capo Roberto Alfonso ha spiegato che "l’inchiesta, senza titolo di reato, è coassegnata ai pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari". I due pm sono già titolari dell’inchiesta sull’uso dei rimborsi elettorali della Lega e sulle interviste a pagamento dei consiglieri regionali e uso dei fondi al gruppo dell’Italia dei Valori. I due magistrati saranno coadiuvati da un pool investigativo di cinque uomini della Finanza appositamente costituito. L’inchiesta sarà coordinata dallo stesso Alfonso e dal procuratore aggiunto Valter Giovannini. "Sarà una inchiesta ad ampio raggio - ha detto Alfonso - vediamo quello che viene fuori". Al momento
però non ci sono state ancora nuove acquisizioni di documentazione, dopo quelle delle scorse settimane connesse alle tre inchieste già aperte.
Lazio, ipotesi associazione a delinquere
E anche per il caso Lazio si aggiungono nuovi particolari. infatti, potrebbe configurarsi l’ipotesi dell’associazione per delinquere nell’ambito dell’inchiesta sui fondi del Pdl alla Regione Lazio. Al momento fonti della Procura confermano che gli indagati sono tre. Oltre a Franco Fiorito, ex capogruppo del Pdl al Consiglio Regionale, che deve rispondere di peculato, sono stati iscritti anche due segretari del gruppo Pdl alla Pisana: Bruno Galassi e Pierluigi Bosco. Al momento questi due risultano indagati per concorso in peculato, ma al vaglio della Procura c’è l’ipotesi di contestare l’associazione per delinquere.
I due segretari del gruppo Pdl, secondo quanto è emerso dall’esame della documentazione acquisita dalla Procura di Roma, si occupavanodelle operazioni relative ai conti correnti intestati al gruppo. Nell’ambito di queste operazioni sarebbero emerse alcune anomalie come quelle relative a Pierluigi Boschi che ha girato a sè stesso un paio di assegni.
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