Chi ha bloccato Matteo Renzi? Silvio Berlusconi, il fuoco amico del Pd o Giorgio Napolitano? Procrastinata la caccia ai franchi tiratori democratici che hanno impallinato Bersani e bruciato il nome di Prodi, la discussione che tiene banco a largo del Nazareno verte sul sindaco di Firenze e sulla possibilità – ormai sfumata – di ricevere l'incarico di premier.
E pensare che ieri pomeriggio da esponenti politici di diversi schieramenti era tutto un proliferare di endorsement per il rottamatore. Dai giovani turchi guidati da Matteo Orfini a Piero Fassino passando per Sandro Bondi, Giorgia Meloni, il leghista Flavio Tosi, Ignazio La Russa, il democratico Tonini, il sindacalista Raffaele Bonanni, oltre alla Serracchiani e alla giovane generazione del Pd. Tutti in coro a tessere le lodi Renzi. Che si schermiva, ma non smentiva. Anzi lasciava intendere che nel caso di conferimento dell'incarico lui non si sarebbe tirato indietro.
Poi qualcosa si rompe. Nella tetra e caotica direzione del Pd si alternano visioni differenti. Il nome di Renzi per la candidatura a Palazzo Chigi lo fa solo Umberto Ranieri. E la sua proposta rimane, come lui stesso ha ammesso oggi a La Stampa, “non solo solitaria ma anche inascoltata, nessuno l’ha ripresa ed è restata li dov’era. Non mi hanno nemmeno risposto”.
Diversa l'opinione del renziano Matteo Ricci, presidente della Provincia Pesaro e Urbino del Pd, secondo il quale “la proposta di Renzi premier era quella che ieri aveva più consensi in assoluto nel Pd, contrariamente a quanto è stato detto”.
Sarà. Intanto nella direzione del Pd di Renzi non si è discusso e la delegazione del Pd è andata da Napolitano lasciando carta bianca senza fare il suo nome. Insomma, difficile capire veramente il pensiero della direzione Pd su Matteo Renzi. Così come è difficile comprendere quanto abbia realmente pesato il presunto no di Silvio Berlusconi. I renziani in prima fila sono convinti che sia stato il Cavaliere a porre fine alla discussione. E lo stesso Renzi oggi lo ha detto chiaramente: “Non è stato Bersani a mettere il veto sul mio nome. Né tantomeno Napolitano. La mia impressione è che se c’è un veto, sia di Berlusconi. La sensazione è che sia Berlusconi a non volermi. E questo forse aiuta a chiarire l’equivoco una volta per tutte. Berlusconi ha avuto paura. Paura di andare al voto subito, ma io non ho fretta”.
Sono però solo sensazioni quelle del rottamatore. Dal Pdl invece una secca smentita è arrivata dal capogruppo alla Camera, Renato Brunetta: “Smentisco nella maniera più assoluta che il presidente Berlusconi abbia posto in essere alcun veto nei confronti di chicchessia”.
Un po' differente il commento di Fabrizio Cicchitto che fa intendere la presenza all'interno del Pdl di posizioni scettiche all'idea di un Palazzo Chigi targato Renzi: “È il futuro candidato premier del Pd o comunque è la persona che sarà direttamente impegnata nella futura campagna elettorale, per cui o si faceva un tandem Berlusconi-Renzi, oppure è evidente che bisogna fare i conti con persone meno impegnate in prima fila. Analoghe osservazioni però ci sono arrivate anche dall’interno del Pd che non era assolutamente tutto proiettato su Renzi”.
Silvio Berlusconi, giorni fa, a chi gli paventatava l'ipotesi di conferimento dell'incarico a Renzi chiosava: “I giovani vanno bene ma attenzione: per essere al governo a fare gli interessi del Paese bisogna anche essere esperti e capaci”.
E ieri ai maggiorenti del Pdl avrebbe spiegato che il capo dello Stato punta a un nome di alto profilo, nazionale ed internazionale, una personalità di prestigio. Tutti indizi, ma nessuna prova. L'unica evidenza è che il treno di Renzi è stato bloccato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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